DALL’IPERBOLE DI DE GAULLE ALLA MISERIA DI GRILLO: ovvero come hanno provato a convincerci che i politici sono inutili e che la loro formazione lo è ancor di più…

«Sono giunto alla conclusione che la politica sia una cosa troppo seria per lasciarla fare ai politici» questa inquietante affermazione di C. De Gaulle deve far riflettere.

Provengo da una vecchia scuola di pensiero, credo nello studio, più che nell’informazione, sostengo che la formazione sia fondamentale per crescere ed emanciparsi, non solo per ampliare le proprie conoscenze.

Nell’epoca in cui ho iniziato la mia formazione, esistevano le Scuole di partito e la così chiamata Scuola quadri era alla base di qualsiasi attività politica, non solo nelle grandi organizzazioni partitiche, Frattocchie docet, ma anche nelle piccole e persino nei collettivi studenteschi ed è, tra l’altro, una delle ragioni per la quale, in un momento come questo, di assoluta satanizzazione della conoscenza e dello studio, abbiamo ritenuto fondamentale dare vita ad un Laboratorio di idee. Se non avessimo considerato indispensabile formarci e, contemporaneamente, condividere il nostro studio e quindi il nostro pensiero, saremmo rimasti chiusi nelle nostre case a svolgere attività, forse più rilassanti o ci saremo limitati a leggere le verità del Web.

Così come difendiamo un’idea di istruzione come acquisizione di conoscenze, di competenze proprio al fine di rendere autonomi, nello stesso modo le scuole quadri ed i laboratori di idee si prefiggono lo scopo di formare, facilitare la trasmissione di un pensiero che permetta l’interpretazione della realtà secondo diversi parametri.

Veicolare contenuti è la base di ogni attività politica ed i contenuti si acquisiscono, non si possono comprare, non si possono ottenere per osmosi o per contatto, occorre studio, perseveranza, fatica; i contenuti, poi, sono quelli che fanno la differenza, non sono mai neutri ma, se non si hanno, non possono essere passibili di alcun giudizio.

Non è un caso che, proprio in quest’epoca di distruzione dello studio, di demonizzazione del sapere, di trionfo del singolo e di qualunquismo militante, sia venuta fuori la balzana idea che chiunque, purché sia, possa fare politica, possa essere chiamato ad operare scelte per la collettività, possa governare: un delirio di onnipotenza pericoloso che nasce proprio dalla convinzione che ormai lo studio non serva a niente, che l’ideologia sia morta, che la rete possa fornire tutte le risposte o che avere seguaci sui social media sia un indicatore politico… d’altra parte, questa bizzarra idea ha come rovescio della medaglia il governo dei tecnici o dei Lesperti, un’altra aberrazione partorita da queste “magnifiche sorti e progressive”.

Il prezzo pagato dalla brava gente che non si interessa di politica è di essere governata da persone peggiori di loro.

Platone

La politica è una cosa brutta, sporca e cattiva, occorre restarne lontani, ecco il leitmotiv uscito dalla sterilizzazione ideologica degli anni ottanta: divertitevi, non pensate allo studio, fate una carriera professionale, non pensate al futuro, qui ed ora, distraetevi, non pensate alle cose serie, essere felici è la massima aspirazione… tutto era finalizzato allo svago, al non pensare: dai libri, alla musica, ai film. Coloro che si occupavano di politica, che fosse in un’organizzazione partitica o in un collettivo, erano considerati diversi, strani.

La leggenda che i partiti non servono, che sono inutili è nata, sempre non a caso, proprio da quella temperie culturale che doveva favorire, come una sorta di humus, lo smantellamento della Prima repubblica, quando, con un vero, sebbene anomalo, colpo di stato, si è deciso di affondare tutto per permettere che niente sopravvivesse; un banale ed aleatorio “progressismo” ha iniziato a svilire anche le istituzioni esautorandole proprio al fine di renderle inutilizzabili. Nasceva l’epoca del self made man, l’uomo che si è fatto da solo e che raggiunge successo, economico, e potere senza bisogno di studiare.

Lo studio diventa un concetto obsoleto, un inutile optional, alla faccia di tutti i sacrifici che, molti dei nostri padri o dei nostri nonni, avevano fatto per assicurare un’istruzione alla prole.

Berlusconi era l’uomo vincente ed infatti vinse.

Dopo questo passo, la pallina cominciò a scivolare precipitosamente verso il basso, ineluttabilmente perché nessuno si oppose: i complici, che condividevano il disegno, lo incoraggiarono, coloro che lo ignoravano lo difesero, anche inconsapevolmente, come cosa buona e giusta.

Si colpivano i politici, i privilegiati, la casta, i corrotti… ed intanto, tra gli applausi scroscianti dell’inutile clero secolare che tuonava dai media e le invettive del clero regolare che benediceva l’aberrante operazione, dai minareti delle Sedi della trasmissione della cultura dominante, iniziava il processo di demolizione della democrazia.

Quasi simultaneamente, partito da una stazione cronologicamente molto lontana, arrivava il treno del vincolo esterno della Santa Unione Europea che tutto avrebbe inghiottito e che avrebbe messo una prima pesantissima ipoteca sul potere legislativo, e più in generale, decisionale delle nostre istituzioni.

Le due operazioni sono figlie della stessa logica, solo che, poiché non abbiamo a che fare con sprovveduti, non ce ne siamo accorti subito, è stato necessario un po’ di tempo perché iniziassimo a svegliarci dal sonno della ragione a cui eravamo stati indotti…molti, per altro, stanno ancora dormendo.

Piccolo inciso: è necessario chiarire che La Politica è il saper operare scelte per la collettività, ma qualsiasi scelta implica conoscenza, senza questa, scegliere è impossibile perché non si hanno gli strumenti per farlo: se non ho mai assaggiato un tiramisù, come faccio ad optare per quest’ultimo piuttosto che per una fetta di Sacher? Non è più complicato di così…

Ma cosa accade se si decide scientemente che conoscere non è importante? Se si sostiene che sapere sia inutile? Che la sola formazione da difendere sia quella legata al concetto di utilità immediata? Succede che non saremo più in grado di interpretare autonomamente la realtà, che avremo bisogno di qualcuno che lo faccia al posto nostro.

L’apoteosi doveva giungere con qualcosa che coniugasse la fine del sistema partito con la tecnologia, madre di ogni verità ed unica fonte di reale libertà, e l’esaltazione dell’”uomo della strada”: il mito americano del “chiunque può riuscire” trasportato dall’ambito economico a quello politico, era la falsa democratizzazione della politica: non occorre essere preparati, né avere alcuna formazione, chiunque può occuparsi della Res Publica, la condizione necessaria e sufficiente è avere un computer… evvai!

La polpetta avvelenata era servita, sembrava tanto succulenta che in moltissimi l’hanno addentata, hanno davvero creduto che un comico milionario ed un cialtrone informatico potessero avere a cuore il bene dei propri connazionali e volessero aprire le porte del parlamento alle masse.

Quel che è successo è che hanno riempito le istituzioni con “poveri” incapaci, manovrabili come burattini, affinché, senza porsi troppe domande, eseguissero gli ordini che giungevano dall’alto. La vicenda locale legata alla signora Raggi mi sembra abbastanza esemplare, quella nazionale, concernente l’attuale governo, molto esemplificativa.

Uno vale uno vuol dire semplicemente uno vale l’altro ovvero non è importante chi sieda in Parlamento se deve solo limitarsi ad asserire, a ratificare scelte prese altrove, ne seguono due conseguenze: primo scegliere i propri rappresentanti diventa una pratica inutile, possono essere tirati a sorte o scelti tra itecnici o ancora tra i lesperti oppure da una piattaforma telematica la cui imparzialità nessuno metterebbe mai in dubbio… non c’è alcuna differenza, la seconda è che, riempiendo il parlamento di figuranti, diventa utile ridurne il numero.

La logica conseguenza è che, poiché sono figuranti, non necessitano dello stipendio di cui abbisognerebbe qualcuno che si assumesse le responsabilità di scelte operate sulla base di competenze autonomamente acquisite. Questa idea di non istruzione è alla base del loro “pensiero” ed infatti, va di pari passo col loro concetto di scuola e di università. La formazione è inutile, la scuola è inutile, l’università è inutile, i parlamentari sono troppi ed inutili, ladri!, gli insegnanti sono troppi ed inutili, ladri anche loro! Unendo i puntini della miseria della loro “ideologia” si arriva agilmente ad un assunto che è valido per diverse categorie, non solo, quindi, per i parlamentari…
«o voi ch’avete li ‘ntelletti sani, mirate la dottrina che s’asconde sotto l’ velame de li versi strani» – D. Alighieri, Divina Commedia, Inferno, canto IX

Ovvero: a che pro pagare delle comparse alla stregua di attori protagonisti?

Meglio versare una parte del proprio compenso al Movimento, ovvero a chi non ne avrebbe bisogno, come tutti i pupari. Questo è il loro concetto di onestà.

E pensare che alcuni di noi, retrogradi ed antiquati, ancora ricordano il signor Alighieri…

«fatti non foste a viver come bruti ma per seguir virtute e canoscenza» – Divina Commedia, Inferno, canto XXVI

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