Non ci sarà nessun “Post-Covid”

Fin dall’inizio, tutti gli attori in scena sono stati molto chiari: nulla sarà più come prima. Non sapevano niente del virus, non potevano prevederne la curva epidemica, ciò nonostante sapevano che nulla sarebbe stato più come prima; una dichiarazione di intenti, piuttosto che una previsione.

Sono passati quasi sei mesi, ma da allora quasi nulla è cambiato. Anzi, ad essere puntigliosi qualcosa sì che è cambiato; i malati sono pochissimi, oggi il terrore viaggia sulla scia dei positivi, perlopiù soggetti sani che risultano essere “contagiati” solo perché sottoposti a tampone. Roberto Rigoli, primario del reparto di Microbiologia a Treviso:

Dei 60mila tamponi effettuati – spiega Rigoli – 210 sono risultati positivi; ma 199 di essi lo erano in maniera molto modesta, tanto che abbiamo dovuto amplificare molto il “segnale” per trovare i virus; e probabilmente non erano infettivi. Degli 11 positivi in maniera più cospicua, con segnale chiaro, 4 erano asintomatici e 7 sintomatici. Ma alla fine, appunto, solo in 3 casi si è trovata una carica virale paragonabile a quella che vedevamo normalmente nella fase acuta dell’epidemia.

Dicevo, sono passati sei mesi da quando la guerra del terrore si è spostata nel campo dell’impalpabilità; da allora le terapie intensive si sono svuotate, praticamente la mortalità del virus si è azzerata (qualsiasi infezione uccide di più), eppure dai media il messaggio che passa è sempre lo stesso: nulla sarà più come prima.

I mondi Post-Qualcosa

Per quanto si vociferi che anche il Papa Globalista stia per pubblicare una terza enciclica sull’argomento, non potrà mai esistere un mondo Post-Covid e chi lo prevede cerca solo di mantenere in vita un proprio cerchio magico basato su un meccanismo ormai fragile e poco efficace.

Tutte le volte che l’umanità ha avuto un prima ed un dopo, nel mezzo ci sono stati avvenimenti tangibili che hanno mutato il fare comune, invece, per quanto riguarda l’attualità², le uniche trasformazioni che la società sta subendo da questa emergenza sono state imposte in forma di legge, cioè imposte da una volontà politica..

Per fare qualche esempio, restando sul pratico³, potremmo individure due tipologie di cambiamento tangibile:

  • Strumentale / Tecnologico: la scoperta del fuoco, l’industria, lo stesso internet; …
  • Politico: (non tutte) le rivoluzioni, (non tutti) i golpe, le guerre mondiali?, …

Tutti gli eventi sopra riportati possono essere considerati uno spartiacque naturale in una società, e tra questi non c’è mai stato un evento epidemico.

Anche nel passato “recente”, basti pensare alla Spagnola ed ai “suoi” 50 milioni di morti, abbiamo avuto importanti epidemie e nessuna di esse è ricordata con un prima ed un dopo.

non esiste un Post-Peste;
non esiste un Post-Colera;
non esiste un Post-Asiatica;
non esiste un Post-Spagnola;
non esiste un Post-Suina;

Non esiterà un Post-Covid

Non esisterà un Post-Covid perché il coronavirus è un espediente, una palla al balzo, un artificio narrativo (e con questo non sto dicendo che il virus non esista, ma il merito lo lascio al gossip) messo in atto da chi vuole implementare una agenda, una lista di finalità pre-esistente alla scena attuale.

Quello che i media chiamano “Post-Covid” non è altro che una serie di obiettivi già messi in cantiere da diversi anni e che, viste le difficotà di ottenimento, avevano bisogno di uno shock per essere “spinti” verso il raggiungimento degli stessi: la scuola, lo smart working, il contante, il controllo capillare delle masse, la tecnologia invasiva… solo per fare alcuni esempi.

Chi rinuncia alla libertà per raggiungere la sicurezza, non merita né la libertà né la sicurezza.

Benjamin Franklin

La ritrosia dei cittadini ad alcuni cambiamenti si vince con la scusa della sicurezza², l’abbiamo già visto, ben applicato, dopo l’11 Settembre 2001.

L’emergenza, fittizia e tenuta in vita come si tiene in vita, attaccato alle macchine, un paziente in stato vegetativo (spenti i media, spenta l’emergenza4) è lo strumento utilizzato per far accettare ai cittadini quello che, altrimenti, non avrebbero mai accettato di buon grado.

Parlare di Post-Covid, quindi, è un controsenso. L’emergenza è stata solo un acceleratore per un processo partito anni addietro, ed è in questo processo che noi siamo avviluppati. Un proccesso messo in moto da un sistema socio-economico, il liberalismo, che non si fa scrupoli di distruggere tutto quello che trova sulla sua strada, di sterminare tutto quello che ostacola la sua corsa verso il baratro.

E non fa niente se, nell’apoteosi di questa corsa e a discapito di tutta la popolazione occidentale, sia stata uccisa l’autorevolezza della medicina e di quella che definiamo comunità scientifica.

[1] Il presidente degli USA George W. Bush usò l’espressione “guerra al terrore” per la prima volta il 20 settembre 2001. Da allora, l’amministrazione Bush e i media occidentali hanno usato il termine per identificare una lotta globale di natura militare, politica, legale ed ideologica nei confronti sia di organizzazioni classificate come terroriste, sia di alcuni Stati accusati di sostenerle o percepiti come una minaccia per la sicurezza degli Stati Uniti e dei loro alleati, in particolare con riferimento al contrasto dei terroristi islamisti di al-Qāʿida e dei governi talebano in Afghanistan e baathista in Iraq.

[2] Forse è già successo con l’11 Settembre.

[3] Non conto per esempio l’avvento di Gesù Cristo che ha definito un importante prima e dopo.

[4] L’inesistenza di un “Post-Covid” è stata evidente con l’arrivo dell’estate. Sui litorali italiani tutto è tornato “alla normalità”, l’uso delle mascherine era ridotto al lumicino, il distanziamento sotto l’ombrellone non c’era, le persone hanno vissuto come se nulla fosse successo qualche mese prima. Il peggioramento di questa situazione c’è stato solo dopo Ferragosto quando, con la fine dell’estate alle porte, il terrorismo mediatico è riesploso con i positivi e le discoteche.

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