TUTTI GIÙ PER TERRA

L’esegesi del presente grazie al Manuale delle giovani marmotte

Premessa

Abbandonare i parametri interpretativi ed elaborativi che hanno segnato il Novecento vuol dire aver fatto i conti con il momento che stiamo vivendo, averne compreso la natura peculiare ed il suo essere il punto culminante, ma non finale, di un processo nato nell’Ottocento ed applicato da quel momento all’occidente affinché, lentamente ma inesorabilmente, esso fosse plasmato per assecondare gli scopi che, di volta in volta, il liberalismo si prefiggeva. Questa è l’unica possibile forma di lettura non solo dell’oggi ma di un qualsiasi evento storico si sia prodotto da quel momento in avanti.

A chi giova? Qual è il fine? Queste sono le domande che è d’obbligo porsi quando si vuole interpretare uno qualsiasi dei fattoidi che il sistema produce: per banale che possa sembrare, il vecchio adagio “fare di necessità virtù”, appare una chiave interpretativa per il momento ancora valida, sebbene non esaustiva.

Chiaramente ogni accadimento risponde a criteri precisi che attengono alla fine di un ciclo egemonico che è giunto a compimento ma del quale non è ancora visibile lo sviluppo successivo. Si tratta di mera esigenza di sopravvivenza e, dunque, di un imperativo categorico che non lascia spazio a forzate interpretazioni tipiche delle dottrine ideologiche che hanno come fondamento la dicotomia novecentesca destra/sinistra. Queste sono caratterizzate da un’interpretazione di tipo polarizzato che basandosi sulla facile esaltazione di una fazione ideologizzata a forza, ne fa il suo massimo compimento ed informa di sé ogni fenomeno.

Se è vero che la polarizzazione non esiste a livello nazionale, cioè che non esiste alcuna opposizione ad alternarsi al governo, questo è vero anche a livello mondiale. “The winner takes it all”, scrive la storia ed informa di sé la realtà che diventa fantasma. I fatti, gli accadimenti esistono sia come fatti ma anche come fattoidi, pertanto devono sempre essere interpretati per essere compresi appieno. Se diamo per buona, perché è un concetto interiorizzato, la polarizzazione, l’esercizio della comprensione del reale diventa impossibile e la fondamentale categoria amico/nemico viene automaticamente aggirata, evitata perché difficile da cogliere, ecco perché, per la maggioranza, è molto più semplice banalizzare e restare all’interno dei vecchi confortevoli parametri interpretativi.

L’eccezione conferma la regola

Durante i recenti anni pandemici si è prodotta un’eccezione di carattere unificante: molti, rendendosi conto della gravità della situazione, hanno teso a far convergere i propri sforzi lasciando da parte le eventuali differenze ideologiche, per altro retaggio inutilizzabile dei secoli scorsi, ed hanno sperimentato un agire comune. Questo è stato il solo vero successo, al di là dei molti limiti intrinsechi, delle manifestazioni che hanno segnato quel periodo.

Portata a termine la parentesi pandemica, percepita come emergenza, che ha assolto una pesante funzione di controllo sulla popolazione, per altro arbitrariamente divisa dal sistema in due campi etichettati come Provax e Novax, e passata la susseguente suddivisione dei cittadini attraverso l’introduzione del Lasciapassare verde, sono tornate a splendere, inutili ed anzi dannose, le tifoserie.

Il divide et impera, assolutamente funzionale ad ogni sistema di controllo, deve continuare a regnare ed infatti è riemerso dalla palude nella quale era stato, per breve tempo, confinato.

Dati per inoppugnabili questi fatti, manca un passaggio successivo ovvero quello che ci permette di capire una certa valenza, sicuramente di secondo piano, di accadimenti come la guerra in Ucraina, non tanto nell’oggettiva prospettiva di sopravvivenza del sistema, dando per scontato che questo sia evidente, ma soprattutto per un esito assolutamente accessorio, pur tuttavia rilevante, ovvero quello che questo conflitto ha avuto nel prolungare artificialmente una dicotomia che era ormai agonizzante e che, proprio grazie ad esso, ha miracolosamente acquistato nuova linfa vitale. Le forze unitesi durante i due anni di pandemia si sono magicamente divise di nuovo grazie proprio alla guerra e sono riemerse le tifoserie: al “comunista” Putin si è opposto il “fascista” Zelensky; se tutto questo non fosse tragico sarebbe talmente ridicolo da superare il grottesco. Si è andati addirittura a scomodare l’idea di Catéchon! Capisco bene il bisogno primordiale di parteggiare ma non lo giustifico, almeno se si pretende di parlare seriamente del reale.  

Fare ricorso al “menopeggismo” è, senza ombra di dubbio, una reale possibilità ma, se così fosse, si dovrebbe almeno porre attenzione al non mischiarci dicotomie artefatte ed arbitrarie create ad hoc. Ed invece, puntuali come la morte, eccole lì le due fazioni: da un lato una parte della destra che si schiera con l’Ucraina, grazie non solo al fantomatico Battaglione Azov ma anche ad un atlantismo incongruente che stranamente la caratterizza, dall’altra i sinistri che si schierano per nostalgia dalla parte di Putin, supportato, per altro, anche da coloro che, a destra, a sinistra, al centro o di lato, lo considerano il reale difensore dei valori occidentali. Il reale Catéchon alla mondializzazione!

Tutti gli indefessi partigiani ontologici, esaltatori della dicotomia ed inconsci, quanto imbarazzanti, sostenitori del divide et impera, sono talmente presi dal magnificare la pretestuosa dualità dal farsi sfuggire immediatamente il concetto di gioco delle parti che, ormai da decenni, ha segnato la storia contemporanea ed il fatto che il sistema abbia sempre avuto la necessità di coprire, con una raffazzonata sub-teoria ideologica, il nulla che lo pervadeva: dietro certi avvenimenti, non esiste nessun Télos perché tutto è motivato dalla semplice esigenza di sopravvivere e la distruzione, la guerra, gli attentati, sono solo dei mezzi per portare a termine questo scopo ultimo.

Siamo in un peculiarissimo “momento Polany” di cui nessuna delle forze in campo può approfittare perché, semplicemente, c’è una guerra interna tra due fazioni globali che sta andando in scena in modo quasi totalmente invisibile agli occhi; tutto il resto, quel che è palesato, compresa la guerra “reale”, e su cui pressoché tutti si accaniscono perché evidenziato dal nemico attraverso i mezzi di comunicazione, è fattoide distraente. È totalmente funzionale al sistema ed adempie pienamente al suo scopo.

Inutile citare Sun Tzu e le sue dissertazioni sull’importanza strategica di non combattere mai nel campo deciso dal nemico, il panem et circenses e la tifoseria becera vincono sempre, e questo il sistema lo sa perfettamente.

C’è chi sostiene che sia inutile l’esegesi della realtà, magari fosse così! Non ci sarebbero tante fantasiose teorizzazioni. Purtroppo invece la sola cosa davvero inutile sono certi parametri interpretativi nostalgici ed inservibili che ancora adesso la maggior parte si ostina, ottusamente e per ignoranza, ad applicare ad una realtà che è ormai ben oltre la loro scarsa capacità di comprensione, partigiani inconsci del nulla.

Una reale esegesi del momento, scevra da incongruenti sovrastrutture, appare come un miraggio teorico ancora inarrivabile… almeno ai più.

Subscribe
Notificami
guest
0 Commenti
Inline Feedbacks
View all comments
lo
ciao
0
Esponi la tua opinione.x