LIBERALISMO LIBERTICIDA E PUBBLICO PRIVATO:

gli utili ossimori della neolingua sistemica

Quando si parla di qualsiasi argomento è importante che la chiarezza sia condivisa, senza accordo sui termini non può esserci comprensione, questa regola fondamentale vale soprattutto quando si parla di politica.

Ad una chiarezza terminologica deve necessariamente corrispondere una chiarezza semantica affinché il significante non sia vuoto ma esprima un preciso significato: in un momento in cui la neolingua distopica sta diventando imperante e le incongruenze del passato continuano a interferire con la comprensione del presente, immobilizzando la Weltanschauung in ottusi ed arbitrari labirinti ideologici inutili o, peggio, dannosi, è fondamentale intendersi sull’uso che facciamo delle parole.

Partiamo da un concetto fondamentale, quello di “Stato”: esso non può continuare ad essere considerato in forma astratta o idealizzata perché il rischio è quello di parlare per frasi fatte che possono così risultare astruse o fuorvianti, è importante allora essere ben consci, prima di rischiare di usare il termine in modo errato, che la forma stato ha un valore reale ed è imprescindibile dalla forma di governo, questo spiega, tra l’altro il motivo per il quale, al momento attuale, molte parole che si usano parlando di politica, compresa “democrazia”, hanno perso totalmente ogni legame, se mai lo abbiano avuto, con il significato che, convenzionalmente, dovrebbero esprimere.

Viviamo in uno stato liberale, nessuna connotazione filosofica è da attribuire a tale termine, esso connota semplicemente una non ideologia fortemente caratterizzata che, negli ultimi tempi, ha espresso tutta la sua grottesca smania di controllo, rendendola evidente anche ai più, tramite imposizioni prive di qualsiasi fondamento logico prima che politico e, per questo, assolutamente liberticide.

Liberalismo liberticida, un ossimoro che ognuno ha vissuto sulla propria pelle e che continua ad essere la cifra semantica di tutti i governi che si sono succeduti in un teatrino della politica che ormai è diventato un indegno spettacolo, una farsa triste di cui i cittadini sono annichiliti spettatori ed il cui squallore è ben evidente.

Lo stato dunque va identificato con la forma di governo, nella fattispecie un liberalismo eterodiretto dall’anglosfera che ne determina le caratteristiche azzerando ogni possibilità di scelta politica, limitando così la sfera d’azione a mera amministrazione secondo precisi parametri il cui fine è ormai talmente chiaro da essere palese.

Le istituzioni sono emanazione diretta del governo, oppure di quello che denominiamo “stato profondo”, non per forza totalmente coincidenti, e sono, conseguentemente, anch’esse dipendenti dallo stesso progetto sovranazionale.

Ogni istituzione deve rispondere, direttamente o indirettamente, ai desiderata di questa pezzente sub-ideologia che ha nella mondializzazione il suo faro illuminante, nel divide et impera la sua massima funzionalità e nella distruzione della civiltà, in generale, e dell’essere umano, in particolare, il suo scopo finale.

Partendo da questi presupposti è ben chiaro che quando parliamo di istituzioni statali, che siano la scuola, la sanità, o la magistratura, parliamo di emanazioni dirette o indirette della neoplasia liberale che non reca in sé alcuna delle arbitrarie distinzioni che ancora, ottusamente e stupidamente, molti pseudo intellettuali si ostinano ad effettuare tra destra e sinistra.

Tali distinzioni sono l’esclusivo retaggio, ormai stantio, di un insulso ciarpame ideologico che una reale consapevolezza della presente situazione deve assolutamente rifiutare di considerare.

Se è necessario fare dei distinguo, e lo è, la sola distinzione che va considerata, e che esprima un significato reale, è quella tra ciò che è sistemico e ciò che è a-sistemico: questo divario annulla ogni altra arbitraria distinzione (destra/sinistra) e fa sì che il collocarsi in uno dei due campi fondamentali (sistemico/a-sistemico) sia dato proprio da un preciso agire, determinato dalla percezione e, quindi, concezione che si ha della realtà. Tutto il resto risulta essere assolutamente anodino

Dopo questa necessaria precisazione, è piuttosto evidente che se le istituzioni non sono altro che emanazione del governo e che se il governo è liberale, nel senso che abbiamo specificato, ed eterodiretto, le istituzioni saranno finalizzate al concorrere alla realizzazione del preciso scopo insito nel liberalismo ed evidenziato sopra. Non esistono altre possibilità.

Da quanto premesso si evince altresì chiaramente che la magistratura non può essere né autonoma, altro ossimoro, né al servizio del cittadino, che la sanità e la scuola sono aziende al servizio diretto del liberalismo, quindi del privato di cui questo stato è emanazione diretta, per queste ragioni l’uso dell’aggettivo “pubblico”, col significato profondo che convenzionalmente  gli viene attribuito,  deve essere abbandonato: questo significante è ormai stato privato di ogni suo significato reale ed il suo uso appare anzi fuorviante perché lascia intendere che esista uno stato il quale agisca ed amministri in nome, per conto e per il bene dei cittadini.

Il capolavoro della neo lingua sistemica sta esattamente nel far continuare a definire pubblico, sanità o istruzione che sia, qualcosa che è, di fatto, emanazione diretta della più privatistica tra le forme di governo.

L’aziendalizzazione di queste due istituzioni ha un senso solo se letta in tale ottica, perché questa rappresenta la sola chiave interpretativa di tutte le riforme che, peggiorandole con crescente continuità, le hanno portate all’attuale forma e a quella, ancora più deleteria, che avranno in futuro.

Nessuno stupore può dunque scaturire dall’attuale stato di cose, esso è solo il risultato di una progettualità precisa e ben definita.

Il primo passo, per disquisire seriamente e comprendersi, è allora smettere di utilizzare l’attributo “pubblico” in senso astratto o ideale, come se avesse una denotazione e rispondesse a precise caratteristiche legate al concetto di democrazia, anch’esso usato in modo inopportuno: siamo nella dittatura della fantasmaticità più totale, nell’esatta negazione di ogni concetto legato ad una visione teorica e retorica della politica ecco perché, se vogliamo intenderci, è necessario far chiarezza terminologica.

Ogni istituzione pubblica (quindi statale), che sia istruzione, sanità o altro non importa, deve perseguire indisturbata la sua funzione distruttrice, questo è il suo fine ultimo e lo sta facendo benissimo, ovvero in modo perfettamente funzionale agli scopi del sistema.

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