Il fantasma dell’Universo.

Dopo tanta sperimentazione scientifica, dopo un’alacre speculazione filosofica, chilometri di formule e di elucubrazioni esposte, calcoli piegati in favore delle ipotesi giocando su basi logaritmiche e segni “più” e segni “meno” piazzati alla bisogna, estrazioni di radici pretestuose, concioni ardite, si conclude che l’Universo è un ologramma. Ovvero una immagine a due dimensioni che acquista la sua corporeità attraverso un fascio intenso e concentrato di radiazioni elettromagnetiche. L’energia è quindi la terza dimensione che conferisce realtà all’immagine piatta. Il campo spazio-tempo è fisso, non locale, ovvero non c’è né spazio né tempo, ma esistono entrambi in base a una percezione esterna. Allora l’Universo è un fantasma, lo si vede ma non esiste.

La proprietà importante dell’ologramma è il contenere in una sua parte l’informazione del tutto. Se  lo si divide, si può sempre ritrovare l’immagine completa. Se ogni singola parte corrisponde all’insieme, che a sua volta è l’espressione articolata di essa, l’Universo è un frattale.

Qual è, dunque, il mattone primario della struttura, o, meglio, il pixel, il “picture element”, l’elemento di immagine in quanto unità minima convenzionale della superficie grafica? È il fotone.

Che non è onda e non è particella, può essere entrambe e non ha un comportamento prestabilito certo. Cosa di meglio per generare una virtualità evanescente?

Il fotone è rappresentabile graficamente come l’incrocio di tre rette perpendicolari, ovvero spazio, tempo ed energia, lungo le tre dimensioni da noi percepite. Ma ha una particolarità, quella di avere un doppio enantiomorfo, ovvero lo speculare simmetrico che, perfettamente sovrapposto in combaciazione, non è osservabile esattamente come qualsiasi vibrazione in risonanza perfetta con un’altra non è distinguibile. È possibile rilevare il doppio, l’altra parte, il suo “anti” quando assume aspetto diastereoisomorfo, ovvero non combacia più sull’intera figura ma ruota restando in congiunzione con uno dei suoi lati.

Sul perché il fotone unico, uno come una medaglia con due facce, si divida in due parti, la fisica non ha raggiunto una spiegazione completa e definitiva. La filosofia ha ipotizzato interpretazioni parziali, spesso storicisticamente condizionate, di certo possibili quanto le teorie scientifiche apparentemente più verificabili attraverso la sperimentazione e le conclusioni in formule matematiche. Ma per meglio comprendere l’origine della dualità piaccia scomodare la conoscenza più diffusa e immutabile, ovvero il Mito. Partendo dalla Valle dell’Indo, sorgente certa prediluviana della conoscenza, degli archetipi e dei racconti che spiegano chi siamo e dove viviamo.

La Trimurti dei Veda è il capostipite della Creazione raffigurata in tre entità collegate. Triplicità che tornerà spesso nella mitologia, da Odino, Thor e Freyr a Giove, Nettuno e Plutone, fino al Padre, Figlio e Spirito Santo. Il complesso Brahman, Shiva e Vishnu corrisponde a Coscienza, Sapienza (primo creatore) e Intelligenza (secondo creatore).

Il nucleo originale, come spiegato nelle triadi mitologiche e religiose, è l’Unicità che per fare esperienza di sé stessa deve sdoppiarsi e, creando la duplicità necessaria all’esperienza reciproca, rimane vertice a sé stante del dualismo, determinando così la triangolazione, mentre tutto il mondo esperibile sarà di fatto impostato secondo il principio della dualità.

La Coscienza, immortale e immobile, nell’istante in cui si accende, vuole conoscersi e sperimentare le dimensioni che non possono appartenerle, compresa quella della finitudine, ovvero della morte. Genera quindi entità separate, con caratteristiche diverse. Lo spirito, componente programmatica, metodica e razionale, indicabile come parte maschile, e l’anima, emotiva, estemporanea, considerata l’espressione del femminile. La mente è l’operatore in contatto con la Coscienza, che elabora le informazioni ricevute da spirito e anima. Quindi si ripropone lo stesso impianto fondamentale del fotone, con i tre assi cartesiani ortogonali, dove lo spirito corrisponde alla dimensione spaziale, l’anima a quella temporale e la mente a quella dell’energia. Le informazioni esistono e si trasmettono in quanto vibrazioni e l’Universo stesso è uno strumento di risonanza in cui esse si trasmettono e dove tutto vibra continuamente.

Siamo qui a sperimentare la dualità, la reciprocità, il positivo e il negativo, la scelta, il sé e il suo contrario. Partendo da una moltitudine di micro stati, ovvero di situazioni e possibilità, l’obiettivo è quello di ordinare, semplificare e ricondurre tutto in un piano di simmetria perfetta, ovvero una omogeneità che poi ci riconduca al nostro essere coscienza unica. Il percorso di simmetria, di ordine e omogeneità è identificabile con l’Entropia, che può essere definita proprio come la misura del grado di equilibrio raggiunto da un sistema in un dato momento.

Per il Secondo Principio della Termodinamica, il livello entropico può solo crescere e non può regredire. Così, ogni livello di consapevolezza raggiunto non sarà mai perduto. Questo ha preoccupato molto i comparti di controllo sociale, che formatisi nei millenni anche in seguito a diverse interferenze nei processi evolutivi, non hanno nessun interesse a che noi si raggiunga piena consapevolezza che ci riunirà nel nostro essere Coscienza. Essendo tutto un processo vibrazionale, stanno cercando di rallentarlo da molti anni agendo sulle vibrazioni stesse.

Il cervello umano è, con il sistema nervoso, un lettore di ologrammi predisposto a leggere l’Universo come noi lo conosciamo, elaborando una strategia di misurazione basata sui sensi della vista, dell’udito e della percezione cinestesica della gravità. Questo consente di vivere l’ologramma come del tutto reale e indubitabile.

Proprio la gravità è la dimensione che ci consente di relazionarci con tutto ciò che è intorno a noi. Non solo, essendo tutto sviluppato sullo stesso campo olografico, su questo gigantesco schermo che è la nostra realtà, tutto è collegato al di là della distanza tra le cose. Ecco perché riusciamo a comprendere di far parte del tutto, di quel substrato dove non esiste divisione di coscienza dell’onda quantistica ma solo apparente divisione nella natura particellare delle cose. Ecco perché, ancora, il battito di farfalla qui propagherà il suo effetto altrove. Apparteniamo tutti allo stesso campo coscienziale, e siamo collegati l’uno con l’altro nel percorso che ci conduce alla simmetria, all’ordine omogeneo per tornare all’unicità della piena consapevolezza. Vivendo in uno strumento di risonanza, ed essendo noi stessi strumento e recettore di vibrazioni, siamo esposti a emissioni nocive, come accennato prima, attraverso condizionamenti, modelli divisivi, tecnologie interferenti. Una condizione umorale instabile, la sovraesposizione a tecnologie e contenuti controenergetici, non fa che ostacolare il percorso individuale e collettivo di progresso entropico, rallentando l’acquisizione di benessere e di consapevolezza.

Quindi è prioritario comprendere che lo scopo reale di questa esistenza virtuale è proprio la comprensione e la ricomposizione con l’altro da sé, il ricongiungersi di anima e spirito, del femminile col maschile, dell’Io e dell’altro che è di fatto rappresentazione delle infinite possibilità dell’Io stesso, sperimentabile per completezza coscienziale. Dissidi, contese, le stesse vittorie, il possesso, la ricchezza, la sfida continua, sono contingenze effimere, episodi transitori giustificabili come atto circoscritto di comprensione. Ma sono tutti elementi che alterano la simmetria e separano anima e spirito il cui impegno sarebbe ricongiungersi.

Il processo entropico, man mano che avanza accelera in misura esponenziale e riguarderà tutti.

Collaborare è benefico, opporsi inutile. Brutta che sia l’esperienza, per quanto possa sembrarci assoluta e irrinunciabile, questa che noi chiamiamo vita è un videogioco a termine. Si torna ad essere davvero quando finisce.

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Urg
Urg
5 mesi fa

Corrado malanga

Gimmi Santucci
Gimmi Santucci
5 mesi fa
Reply to  Urg

Sicuramente sì, c’è molto di lui.

lo
ciao
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