Il grande reset in pillole (5): la scuola che non finisce mai e il covid come pretesto

Questo articolo fa parte dell’Agenda di Davos.

Una delle caratteristiche peculiari della narrazione di Davos è l’esercizio di creazione di realtà future presentate come indispensabili, inevitabili e positive. Qui si compie un ulteriore salto propagandistico presentando come “causate dal covid” condizioni di cambiamento già decise non si sa da quando e che hanno semplicemente trovato il loro evento catalizzatore. La scuola del futuro non è altro che il progetto di scuola svuotata di contenuti culturali e riempita di istruzioni da inserire in menti che non potranno mai considerare compiuti i loro studi, all’insegna del Long Life Learning.

[Le Pillole precedenti: Natura come persona, L’intelligenza artificiale, Cos’è il CoVax]

Come sarà la scuola tra vent’anni? Ecco quattro scenari

  • La pandemia del COVID-19 ci sta dimostrando come non possiamo dare per acquisito il futuro dell’educazione.
  • Immaginando i prossimi scenari alternativi per l’educazione, dobbiamo tenere conto dei risultati ottenuti sviluppando sistemi di risposta agili e piani per affrontare shock futuri.
  • Cosa ci mostrano i quattroScenari per il futuro della Scuola OECD su come trasformare e rendere al passo con il futuro i nostri sistemi educativi?

Come ad ogni inizio d’anno, è tradizione fare il punto sul passato al fine di guardare avanti ed immaginare e pianificare un futuro migliore.

La verità però è che il futuro ama sorprenderci. Le scuole aperte, gli insegnanti che usavano tecnologie digitali per rinforzare e non sostituire il tradizionale insegnamento in presenza, e perfino gli studenti che stanno assieme in gruppo all’aperto sono tutte cose che davamo per scontate e che i primi mesi del 2020 hanno gettato dalla finestra.

Per concretizzare la nostra visione e preparare i nostri sistemi educativi al futuro, dobbiamo considerare non solo i cambiamenti che paiono più probabili ma anche quelli che non ci aspetteremmo.

Scenari per il futuro della scuola

Immaginare scenari alternativi futuri per l’educazione ci spinge a tener conto dei risultati e aiuta a sviluppare sistemi agili e reattivi di risposta. GliScenari per il futuro della Scuola OECD delinea alcune possibili alternative:

Future proof? Four scenarios for the future of schooling

Ripensare, ricablare, reimmaginare.

La domanda fondamentale è: fino a che punto gli spazi attuali, le persone, il tempo e la tecnologia nella scuola stanno aiutando od ostacolando la nostra visione? Sarà sufficiente per ottenere i nostri scopi modernizzare e risintonizzare il sistema attuale, allo stesso modo in cui si possono riorganizzare le porte e finestre di una casa? O è piuttosto necessario riorganizzare in modo completamente diverso le persone, gli spazi, il tempo e la tecnologia?

Modernizzare ed estendere solamente il sistema scolastico attuale non cambierebbe molto la realtà di ciò che vediamo oggi: contenuti e spazi che sono largamente standardizzati, principalmente basati sul sistema scuola, inclusi la distribuzione digitale e i compiti a casa, e focalizzati sulle esperienze di apprendimento individuale. La tecnologia digitale è sempre più presente ma oggi è primariamente usata come un metodo di distribuzione di contenuti esistenti e pedagogie, più che un modo per rivoluzionare insegnamento e apprendimento

Come apparirebbe invece la vera trasformazione? Dovrebbe implicare il ripensamento degli spazi dove si insegna: non semplicemente spostando sedie e tavoli ma utilizzando spazi multipli fisici e virtuali sia all’interno che all’esterno della scuola. Vi sarebbe una personalizzazione individuale completa del contenuto e della pedagogia, favorito dalla più recente tecnologia, utilizzando informazioni corporee, espressioni facciali o segnali neuronali.

Vi si eseguirebbero lavori sia individuali che di gruppo sia sulle materie di studio che sulle necessità sociali della comunità. Lettura, scrittura e calcolo avverrebbero assieme al dibattito e alla riflessione. Gli studenti apprenderebbero sia dai libri e dalle lezioni che dal lavoro manuale e dall’espressività creativa. Perché non rendere le scuole poli di apprendimento e usare la forza di comunità per promuovere apprendimento collaborativo, costruire il ruolo dell’apprendimento informale e non formale e agire sui tempi e le relazioni?

In alternativa, le scuole potrebbero sparire del tutto. L’apprendimento, le abilità e le attitudini, grazie al rapido progredire dell’intelligenza artificiale, della realtà virtuale e aumentata e delll’Internet delle Cose, potrebbero essere acquisite istantaneamente.

Mentre la distinzione tra insegnamento formale e informale sta sparendo, l’apprendimento individuale migliora la sua capacità di risolvere i problemi della vita reale grazie all’intelligenza collettiva. Anche se appare un traguardo ancora lontano, la nostra vita è già integrata nei nostri smartphone, orologi e assistenti digitali personali in un modo che sarebbe stato impensabile perfino dieci anni fa.

Tutti questi scenari hanno importanti implicazioni sia per gli obiettivi e la governance dell’educazione che per il personale docente. I sistemi scolastici in molti paesi si sono già aperti a nuovi stakeholder, decentralizzando dal livello nazionale a quello locale e sempre più internazionale. Il potere è più distribuito e i processi più inclusivi. La consultazione sta spianando la strada alla co-creazione.

Possiamo costruire infiniti scenari di questo tipo. Il futuro potrà vedere verificarsi qualunque combinazione e con modalità assai diverse in varie parti del mondo. Nonostante ciò questo modo di pensare ci fornisce gli strumenti per esplorare le conseguenze per gli scopi e le funzioni dell’educazione, per l’organizzazione e le strutture, il personale della scuola e i procedimenti pubblici. Infine, ci fa pensare più intensamente al tipo di futuro che vogliamo per l’educazione, tenendone presenti le tensioni e i dilemmi:

  • Qual è il giusto equilibrio tra modernizzazione e interruzione?
  • Come possiamo conciliare nuovi obiettivi con vecchie strutture?
  • Come possiamo supportare la mentalità globale in studenti ed insegnanti radicati sul territorio locale?
  • Come favorire l’innovazione riconoscendo la natura socialmente assai conservatrice dell’educazione?
  • Come far leva sulle capacità esistenti per creare nuovi potenziali?
  • Come riconfigurare gli spazi, le persone, il tempo e le tecnologie per creare ambienti fortemente educativi?
  • In caso di dissenso, quale voce sarà ascoltata?
  • Chi è responsabile per i membri più vulnerabili della nostra società?
  • Se le società digitali globali sono i maggiori providers di dati, quale tipo di regime sarà necessario per regolare e risolvere la questione spinosa della proprietà dei dati, della democrazia e della cittadinanza digitale?

Pensare al futuro richiede immaginazione ma anche rigore. Dobbiamo guardarci dalla tentazione di scegliere un futuro che ci piace e prepararsi solo a quello. In un mondo dove diverranno sempre più frequenti gli shock come le pandemie e gli eventi climatici estremi dovuti al cambiamento climatico, il disagio sociale e la polarizzazione della politica, non possiamo permetterci di farci trovare impreparati.

Ciò non deve essere inteso come un grido d’allarme ma come un invito all’azione. La scuola deve essere pronta. Riconosciamo il potere dell’umanità e l’importanza dell’apprendimento e della crescita durante tutta la nostra vita. Crediamo fermamente nell’importanza dell’educazione come un bene pubblico, indipendentemente dagli scenari futuri che ci attendono.

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