Sfruttamento dell’A.C.R.O.S.T.I.T.U.Z.I.O.N.E.

Un giorno mi verrà detto da una ragazza: “Sai mi sono iscritta al CIM”. Mi sono preparato a questa ipotesi, ma non credo di potercela fare a guardarla in faccia senza pensare a qualcosa di sconcio.

Una laurea con quell’acrostico potrebbero darla su Only Fans o Porn Hub, Comunicazione Innovazione Multimedialità dopotutto rappresenta anche le imprenditrici influencer del giro del Chiappamondo in ottanta euro.

Non tutti quelli che fanno CIM senza la laurea ci sono arrivati grazie al CIM, ma qualcuna suggerisce che col CIM si possa arrivare alla laureatio precox. Dopo il preambolo pornografico inevitabilmente mi ritroverò a pensare allo sfruttamento dell’A.C.R.O.S.T.I.T.U.Z.I.O.N.E.

L’abuso degli acrostici è un’altra forma di astenia lessicale, consolidata da decenni e figlia adorata della neolingua. Spesso si cita 1984, molto meno gli articoli che in alcune edizioni ne sono l’appendice, che ne delineano regole disciplinando così il bipensiero e le aferesi.

L’acrostico è l’esatto contrario, recide la parola lasciandone l’iniziale, così il bipensiero diventa potenzialmente infinito ma con i giusti accorgimenti anche l’illimitato riesce a condurre verso l’unimente, attraverso invisibili recinti che conducono all’immagine desiderata.

Non è necessario che le parole iniziali ne formino una di senso compiuto né tantomeno che suoni bene, anche una cacofonia come PNRR può essere sistemata e resa gradevole suggestionando e stimolando riflessi pavloviani ogni volta che viene pronunciata.

Così una spernacchiata alla Fantozzo, decisamente corretta ed inviata con sputazzi incorporati all’ignaro cittadino italiano, acquista, grazie agli accostamenti con salvezza, aiuto, ripartenza, l’angelica aureola, poi con altri come l’abusato Fate presto diventa La Soluzione.

A volte devi prima fare una DIA e poi iscriverti al REA, ma l’unione DIA REA non identificherà mai le cagate burocratiche sarà piuttosto il simbolo della semplificazione e della sintesi. Così l’uso dell’acrostico è stato implementato in tutto lo scibile umano per semplificare.

Se la BCE propone l’uso del MES perché il PEPP deve essere chiuso e il PNRR potrebbe necessitare di tempo, ci potremmo trovare di fronte alla semplificazione definitiva. L’obiettivo finale è farvi NCUC con sigle che cambiano significato continuamente restando uguali nel nome.

L’associazione dell’acrostico all’immagine che gli è stata cucita addosso riesce a ridurre i tentativi di approfondimento poiché l’idea dello stesso riesce a prevalere facilmente grazie all’effetto Fata Morgana. Il miraggio del conoscere già sovrasta la ricerca del significato.

Tornando al meraviglioso PNRR è doveroso rimarcare che per la legge italiana è illegale, trattandosi di vantaggio economico derivante dalla prostituzione altrui, non si può vendere il culo di tutti gli italiani per ricavarne guadagno.

Già con l’UE e la BCE si trattava di favoreggiamento, creando di fatto le condizioni per l’attività di meretricio, adesso col PNRR siamo proprio allo sfruttamento dell’A.C.R.O.S.T.I.T.U.Z.I.O.N.E.

I papponi del linguaggio che amano definirsi giornalisti sono i più avvantaggiati.

Loro dovrebbero stimolare il linguaggio, spingere verso una maggiore comprensione, verso una visione a 360°, ma non traendone nessun vantaggio preferiscono indebolire gli intelletti tramite semplificazioni, bipensieri e acrostici preconfezionati per i clienti fidelizzati.

Clienti che diventano prostitute per tornare clienti, nell’anello di Moebius dell’ordoliberismo che è padre e madre della neolingua. Un’A.C.R.O.S.T.I.T.U.Z.I.O.N.E che deve sostituire la Costituzione come più volte sostenuto dai gruppi che stranamente controllano i media.

Li controllano come una Società Terroristica Rivoluzionaria Oltremodo Nociva Zero Innocenza, ecco perché i giornalisti sono sempre più S.T.R.O.N.Z.I.

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