Nulla di cui rallegrarsi

Potremmo godere di un altro infimo atto di storia nazionale che si chiude. Potremmo cedere alla contentezza di liquidare personaggi inqualificabili.

In realtà, in odore di liquidazione c’è l’Italia e noi tutti e la caduta del Governo era desiderata da molti, compresi i pochi deus ex machina nostrani.

In autunno cadranno foglie e illusioni. La curva epocale si percorre in sbandata, senza freni, sul ciglio di un dirupo in cui rovineremo in tanti dal cassone su cui viaggiamo.

Le istanze e gli obblighi per ora presunti, incerti, avranno volto e nome.

La fine dell’assetto unipolare non è la ridistribuzione millesimale e ragionata di spazi di autonomia e proiezione d’influenza. Il processo di riattribuzione delle relazioni inter-nazionali è conflittuale di per sé, quindi traumatico. Gli scenari politici di nuovi equilibri risentono anche delle interferenze sul piano sociale ed economico.

Ovvero, il patto tra cittadini e istituzione è lacerato da gestioni sanitarie opache, misure liberticide e disfunzionali, una dialettica stato/cittadino paternalistica e colpevolizzante.

Le economie stentano a sopportare logiche allocative globaliste e imperativi di produttività spasmodica. Produrre altrove conviene finché le condizioni di quell’altrove lo consentono e il successivo trasporto nel mercato di destinazione resta implicito e scontato nella filiera stessa.

La finanza e la logistica, funzioni del processo economico, hanno preso il sopravvento fino a diventare saprofite dello stesso sistema. Questo ha reso necessario un rallentamento produttivo che rasenta il blocco, perché un certo punto è stato necessario fermare la circolazione di merci e liquidità. Mantenere i livelli minimi operativi, se non addirittura ripartire, è complesso.

Quando le dinamiche sono interconnesse non consentono soluzioni uniche e agire su una distorsione ne crea altre.

L’azione politica e lapolitica fiscale delle Banche Centrali non si sono coordinate in misure di larga utilità. I programmi di diffusione quantitativa e di riacquisto titoli hanno sopperito a una funzione di “compensazione” sostenendo anche il mercato azionario fino alle operazione di buyback aziendale. Operando in questo ambito, non può esserci nessun controllo sull’inflazione. Agire sull’interesse vuol dire squassare il comparto dei Titoli di Debito Pubblico. Le Banche Centrali sono di fatto in una situazione di stallo.

Quindi si prospettano impegni inderogabili e gravosi sui vari piani esposti, con obblighi di decisioni impopolari. Inoltre, questo può accadere in concorso con il perdurare dell’inflazione, le difficoltà di approvvigionamento e distribuzione energetica, instabilità dell’esterovicino come Africa di prossimità e aree balcaniche e mediorientali, logistica inceppata e possibili carenze di forniture di generi essenziali, ulteriori alee sanitarie.

Questo scenario non può imperversare su una campagna elettorale che già vede una frattura tra l’elettorato e i partiti.

Eventuali Decreti Legge varati oggi dovrebbero essere ratificati dalle Camere a ridosso delle elezioni, mostrando fragilità e criticità inopportune.

Le diverse nuove formazioni politiche alternative a quelle tradizionali sono colte di sorpresa in una procedura che impone la raccolta di un numero di firme difficilmente raggiungibile, così da non potersi presentare e raccogliere  il dissenso dilagante.

Misure sanzionatorie, costrittive, impegnative in genere, che sia il Mes, il PNRR mal implementato o che va in malora, default a catena, razionamenti e tensioni, non possono ricucire lo strappo sociale occorso. Posticiparle consente una riconferma dei partiti senza disturbi e disordini diffusi.

Infine, una presa di distanza dell’esecutivo dai fatti imminenti può essere molto opportuna e consentirebbe anche di rimpiangerlo strumentalmente, per confondere sulla gravità delle decisioni prese fin ora.

L’autunno presenta trappole e imprevisti. Serve un nuovo governo ad assumersi difficoltà e rischi. E a chiudere un ciclo? Chi pensa di vincere ha secche, campi minati e mucchi di letame sul percorso. Chi pensa di festeggiare per immaginifici ribaltoni machiavellici, consideri che nulla è più opportuno e necessario che chiudere qui questo “governo dei migliori”, a cominciare da i “migliori” stessi.

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