LE SHAMPISTE DEL PENSIERO SEMPLICE

Il mondo incantato degli influencer è ciò che dà corpo a quella bolla asfittica che si viene a creare nel momento in cui le chiacchiere da bar sono trasportate sui social. Una volta era normale parlare di cronaca, ovvero delle notiziole spadellate quotidianamente dai mezzi di comunicazione e date in pasto ai clienti dei bar, delle parrucchiere o dei barbieri. Nessuno di loro si illudeva, neppure lontanamente, che seguendo e commentando certe notizie pubblicate da giornali come Cronaca Vera o Novella 2000 si stesse occupando di politica, sapevano bene che erano fattarelli la cui eco era destinata a spegnersi poco dopo essere stati pubblicati.

Cos’è cambiato da allora? Sono nati i social, mezzi di comunicazione rapidi ed aperti a tutti, che hanno fatto sì che quelle chiacchiere si trasferissero lì, mischiandosi, in un caotico disordine, alle ricette dell’ultimo piatto cucinato, ai consigli, alle foto di momenti privati ed a riflessioni più profonde. Così, la vita di tutti i giorni, trasferita nel virtuale e data in pasto a tutti, si srotola insieme a considerazioni di ogni tipo, ma non basta, perché quelle chiacchiere, uscendo dai luoghi di elezione, sono visibili a chiunque, in tal modo si moltiplicano e si gonfiano a dismisura assumendo proporzioni inverosimili.

Un tempo, chi si occupava di politica guardava dall’alto in basso coloro che dedicavano il proprio interesse a certe minuzie, e quei fattarelli di cronaca erano, normalmente, trattati al pari del pettegolezzo, ecco perché, suona sempre strano vedere persone, che si autoergono al rango di intellettuali o “politici”, interessarsi vieppiù assiduamente a vicende assolutamente marginali, trattandole come se fossero elementi fondanti di una visione del mondo.

Essendo quasi scomparsa la capacità di occuparsi del Politico e di parlarne adeguatamente, la maggior parte di coloro che vorrebbero dedicarsi a percorrere tale strada, si ritrova a star dietro ad ogni insignificante inezia il sistema faccia balenare davanti agli occhi, per insulso o banale che sia: un apparato ben strutturato per creare semplici ed economici argomentucoli di distrazione e divisione, un apparato che, a onor del vero, funziona benissimo, almeno a giudicare dai successi che, senza alcuna fatica, ottiene. 

Che differenza c’è tra una donnetta di provincia ed un impettito intellettuale se entrambi trovano il tempo di occuparsi e cianciare delle stesse cose? Il tono? Il punto di vista? Certamente no, semplicemente, parafrasando Costanzo Preve, viviamo in un periodo in cui gli intellettuali sono, mediamente, più stupidi della gente comune e, questi, non potendosi elevare degnamente, si abbassano al livello delle peggiori baruffe da mercato.

Come se fosse possibile immaginarsi un Günther Anders, una Hannah Arendt, un Nicola Bombacci o un Antonio Gramsci interessarsi, per esempio, alle vicissitudini di Chiara Ferragni …

Un numero sempre crescente che ormai ha perso il senso del limite e non è assolutamente in grado di andare oltre quel velo che la realtà fantasma, proiettata dal pensiero dominante, gli pone davanti: nessuna differenza, in questo, con chi, immerso nella massa acritica, segue il sistema senza fare alcuna distinzione tra fatti e fattoidi.

Il fatto che li si consideri antisistema, non attiene a nessuna dato concreto, al contrario sono interamente nel sistema, vi si adeguano e lo seguono pedissequamente senza nessuna vera dissonanza con esso.

Costoro mancano, in realtà, di profondità di pensiero, mancano di idee, se non quelle già sentite e risentite, mancano di paradigmi interpretativi originali, di spessore intellettuale, di visione del mondo, di analisi coerente, di peculiarità, di un punto di vista definito … Così si impantanano in disquisizioni su tutto il nulla che il pensiero unico propone, seguendo qualsiasi quisquilia, dando forma, e così facendo amplificandole, a distrazioni continue, incapaci di focalizzarsi sulle questioni fondamentali. Uno spettacolo che si fa sempre più imbarazzante.

Gli anti-sistema sistemici diventano, in tal modo, qualcosa che in nulla differisce dagli influencer, questa è la loro triste sorte; così facendo non possono che godere di popolarità soprattutto tra coloro che credono ancora a certe favole che raccontano che il sistema si cambia dall’interno attraverso il voto ai partiti istituzionali che devono, però, ça va sans dire, avere la maggioranza del 100%!

Assistiamo davvero ad un fenomeno interessante e bellissimo: miseri fattarelli di cronaca elevati a paradigmi interpretativi… la verità è che, contemporaneamente al senso del Politico, si è smarrito il senso del ridicolo e così non si sa più distinguere la traiettoria da seguire, ergo si seguono tutte quelle propagandate e si sente il bisogno, quasi fosse un imperativo categorico, di esprimersi su qualsiasi stronzata come fosse fondamentale per la costruzione di un pensiero critico.

La trivialità non è mai stata fondante di alcunché, men che meno del pensiero. La politica non sarà mai roba da influencer, se non nella mente distopica dei progressisti che sterilizzano il residuo dissenso, diluendolo progressivamente nel nulla, anestetizzando così, pian piano il pensiero critico fino a farlo scomparire in rivoli destinati ad auto estinguersi.

Dei fattoidi, dopo un po’ non resta niente, subito soppiantati da altri fattoidi, i fatti invece passeranno sotto silenzio grazie al clamore dei primi: si chiama distrazione di massa ed è sempre esistita senza insegnare nulla a nessuno.

La storia non ha scolari neanche nei rari casi in cui, ripetendosi, potrebbe insegnare qualcosa a qualcuno.

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