Vox clamantis in deserto

Il panorama del dissenso è un insieme variegato di organizzazioni, partiti, associazioni e singoli, purtroppo, per la maggior parte si tratta di entità che, prive di una bussola, sono totalmente in balia delle mareggiate del pensiero unico dominante, assolutamente privi della capacità di produrre una analisi credibile e, di conseguenza, indicare delle linee direttrici che consentano di dare un senso ad una condivisione di vedute.

Una direzione, però, sembra essere ormai chiara, in questo marasma intellettuale, la tendenza a voler in tutti i modi rarefare e proseguire le inutili ed arbitrarie divisioni tanto care al liberalismo, ovvero l’artificiosa dicotomia destra/sinistra ed ecco allora gli orfani di Stalin e Mussolini, nostalgici avventori del pensiero, che si moltiplicano in sproloqui fittizi e grotteschi per far rivivere, ad ogni costo, la propria miseria politica rendendo il loro vaneggiante pontificare una melma malsana e stantia che avviluppa i loro ragionamenti politicamente sgrammaticati ed involuti.

“Nostalgia canaglia”, cantavano Romina ed Al Bano e divenne un successo, giungendo terzo al Festival di San Remo del 1987, forse i dissenzienti nostrani dovrebbero presentarsi ad un Festival dell’antiquariato politico che celebri gli anni di piombo, lì il loro misero pensiero debole e da sconfitti, sarebbe un successone.

Potremmo assistere a vaniloqui tardo-marxisti infarciti da retoriche parole d’ordine rappeggiate qua e là, in ordine sparso, come “massa”, “classe”, “proletariato”, “partecipazione”, “nazionalizzazioni”, “stato”, “democrazia”, fuori da qualsivoglia contesto politico, ed altre rivoluzionarie novità, mentre, dall’altra parte i nostalgici del Duce si esibirebbero producendo citazioni e ricanticchiando un  festoso ritornello tipo “quando c’era lui”, seguito da onanistiche filippiche sui “crimini del comunismo”, il tutto tratteggiato da una eloquenza pomposa e caricaturale.  Uno spettacolo avvilente.

Cosa accomuna l’accattonaggio politico di questi improbabili retori da bettola? Il nulla cosmico del vaniloquio e l’efferatezza con cui si scagliano contro chi si discosta dai loro gretti parametri interpretativi.

Perché questo conformismo e questa assenza di pensiero riscuotono successo? Perché sono rassicuranti, infatti non richiedono alcun tipo di elaborazione intellettuale, basta citare senza produrre alcunché: questi miasmi fanno leva sul tifo da stadio anche quando si occupano di vicenducole da casalinghe di Voghera pretendendo che siano questioni fondamentali. Da oltre cinquant’anni ripetono le stesse cose e, sappiamo bene, che qualsiasi cazzata ripetuta ad libitum suona come vera, quindi si supportano e si danno ragione tra di loro.

Una litania insensata come quella delle vecchiette che in Chiesa ripetevano un latino maccheronico, di cui non conoscevano il significato, ma che erano convinte potesse salvarle: in entrambi i casi abbiamo a che fare con il concetto di fede, solo che la loro, almeno, era buona… Quella stessa fede che rimproverano alla scienza ma che, invece, perdonano all’economicismo e alla loro miope visione politica.

Abbiamo un problema? Certo che sì. Qualcuno lo rileverà? Certo che no. Ed il motivo è semplice, svuotati dei quattro spiccioli di pensiero fideistico, costoro non sarebbero in grado neppure di elaborare uno slogan di tre parole che non siano vuota retorica. Essendo dei poveri di spirito, hanno tutto l’interesse a che l’attenzione sia focalizzata sulla loro pochezza, che è tutto quel che hanno, piuttosto che confessare la propria inettitudine, perché, oltretutto, parliamo di tante Wanda Osiris con un io ipertrofico, che sognano la ribalta, fosse anche effimera, di un palcoscenico da cui esibire le loro inarrivabili rimasticazioni.

Non v’è alcuna speranza di superare questa situazione di stallo che gli idioti del pensiero sanno solo moltiplicare, aveva ragione il liberalismo, non c’è alternativa perché non esiste una volontà reale di crearla né una capacità di elaborazione che voglia andare oltre il coccoloso dejà vu.

La goccia scava la roccia e persino Fantozzi, ad un certo punto, venne colto da un leggerissimo sospetto quindi, magari in un lontano futuro, qualcuno si sveglierà dal sonno della ragione e se non verrà sbranato dai mostri che essa avrà generato dormendo, forse, si porrà una domanda e, con un po’ di fortuna, potrà, finalmente, arrivare a concepire una risposta che abbia un senso.

Questa è la sola valida ragione per la quale appare utile continuare a creare condivisione di idee che non siano univoche e che prevedano un’elaborazione sensata e distinta dal coro, chiaramente coscienti di quanto possa sembrare un inutile sforzo seminare nell’aridità di questo deserto, ma convinti che pensare in modo autonomo sia una benedizione che, per altro, porta a guardare lontano ed a prevedere quanto potrà accadere, senza curarsi troppo del fatto che poi, questo pensiero, possa essere saccheggiato da insipienti che non sono minimamente in grado di maneggiarlo: è un rischio che va corso e che è comunque messo in conto nel momento stesso in cui si condivide.

C’è chi si appassiona al gioco delle parti, e non potrebbe farne a meno, chi preferisce mandare a monte le partite, gridando “al baro”, anche quando non sono truccate, semplicemente perché non ha nulla in mano, e chi prosegue per la strada che ha tracciato perché le altre, fatidicamente, sono vicoli ciechi che, sa benissimo, non portano da nessuna parte se non a vagare in un labirinto o nella ruota del criceto.

Eh, sì, ite anco voi sanza meta, ma de un’altra parte… Solo che, chi elabora una meta ce l’ha e, di sicuro, non porta né a Bruxelles né a Roma, perché la costruzione del pensiero non passa dalla poltroncina imbottita, sogno vagheggiato di troppi, né dal parterre dei media, segue invece percorsi propri, spesso difficili da intraprendere se non si è preparati adeguatamente.

Così come gli ignavi, molti dissenzienti continueranno a correre in branchi, dietro vessilli svuotati da qualsivoglia significato solo per il timore di correre da soli.

Quel poco che la “pandemia” aveva portato di buono, il superamento della finta dicotomia, è stato cancellato dai soliti idioti nel breve volgere di un “tempo piccolo”. Intanto, la Terra di mezzo assiste alla sua distruzione per opera dell’esercito di Mordor, che ringrazia perché quello di Gondor si divide artificiosamente e non riesce a compattarsi per respingerlo.

Se Tolkien, nello scrivere, fosse stato ispirato dalle stesse logiche meschine che guidano certi dissenzienti, non avrebbe mai scritto il suo capolavoro, non ci sarebbe mai stata una vittoria né un Ritorno del re, ma solo una miserevole lotta tra hobbit corrotti, tanti Sméagol, guidati da informi Gollum.

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Luca Montemaggi
Luca Montemaggi
1 mese fa

Gentilissima, Lei cade in un grosso equivoco e, purtroppo, rischia di tirare con se i suoi lettori. La dicotomia destra/sinistra che sta giustificando il disfacimento programmato del paese nell’ultimo trentennio di politica interna non è certo quella semplicistica fascisti/comunisti, ma l’idea – propalata dalla fine degli anni ’80 in poi – che l’alternanza antagonistica tra moderati di centrodestra e centrosinistra avrebbe risolti i mali della prima repubblica. L’alternanza è altamente democratica – dettava il tubo catodico – quando, invece, ci ha portati dritti dritti nell’era della post-democrazia, cioè nella fine della democrazia rappresentativa, essendo chiaro ormai a tutti l’eterodirezione dalle varie Agende dei governi di qualsivoglia composizione. E’ vero che c’è qualche italiota che continua imperterrito a sentirsi di “destra” votando la Meloni (e, addirittura, qualche altro che si sente, se non proprio di “sinistra”, almeno “progressista” a votare la Schlein), ma è gente che va compatita. Tutto qui.

lo
ciao
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