LIBERTÀ VA CERCANDO CH’È SI CARA …

LIBERTÀ VA CERCANDO CH’È SI CARA[1]


Ad un amico che non s’è adeguato

Art.21: Tutti hanno il diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto ed ogni altro mezzo di diffusione…

Il reato d’opinione, semplicemente, non dovrebbe esistere, non perché leda meramente la libertà di opinione ma perché soggiace alla negazione della libertà di pensiero: io non devo essere libero di pensare autonomamente, in modo contrario al pensiero dominante che è quello giudicato socialmente e, in questo caso, politicamente corretto dalle élite sovrannazionale, difeso dai loro vassalli al governo ed in parlamento e propagato dai loro servi dai mass media.

Siamo in un paese in cui lo stato è nato morto, ancora di più dopo il 1957, anno nel quale l’Italia si è resa complice della realizzazione del sogno distopico di Jean Monnet, annoverandosi tra i fondatori di quella che sarebbe divenuta la sciagurata Unione Europea (Comunità Europea del Carbone e dell’Acciaio), firmando il Trattato di Roma.

Da quel momento in poi il vincolo esterno dell’Unione Europea si è sostituito, in modo sempre più stringente, alle istituzioni nazionali, fino a soppiantarle. Tutte le forme visibili di questo percorso, che sembra essere inarrestabile, sono storia recente portata avanti da governi di improvvisati tirapiedi, solo raramente espressione della scelta dei cittadini, che si sono alternati a surrettizi ed esiziali governi tecnici.

L’ultimo governo distopico, il più nichilista e tecnocratico tra quelli che abbiamo subito, è solo un altro punto di transizione, verso la definitiva estinzione di quel che resta della “democrazia parlamentare”, che si compirà certamente, dopo la già accettata riduzione del numero dei rappresentanti parlamentari, con l’introduzione del voto elettronico e di una legge elettorale che limiterà ancora il margine di accesso alle istituzioni, magari accogliendo la proposta lanciata così, en passant, da Conte di alzare la soglia di sbarramento dal 3⁒ al 5⁒, con buona pace della pluralità che, da sempre, è la sola garanzia di libertà d’espressione politica e della sopravvivenza di un’effettiva opposizione.

Uno stato non sovrano, asservito all’Unione Europea, a sua volta portavoce dei potentati economici sovrannazionali, con un parlamento di facciata guidato da un governo tecnico accusa i propri cittadini di reato d’opinione se esprimono liberamente il proprio pensiero, li perseguita penalmente ed arriva a vietare, in modo totalmente arbitrario, tramite i suoi apparati, la facoltà di manifestare. Questa è la realtà. Orwell era un ottimista quando scrisse 1984, la realtà ha superato la fantasia di un grande scrittore.

Ogni regime ha paura del pensiero discordante dal recinto ideologico che ha costruito per i propri cittadini, ma per un regime nichilista e senza volontà come questo, il pensiero indipendente è ancora più pericoloso: è necessario distruggere, controllare, sorvegliare e punire ogni forma di insubordinazione intellettuale.

Professori sospesi, intellettuali messi alla gogna, manifestazioni vietate, perquisizioni a giornalisti, i pochi rimasti, ed a semplici cittadini… gli anni di piombo sono tornati in assenza di piombo, ormai non serve più neanche la scusa del terrorismo o delle stragi, basta la parola per essere considerati pericolosi criminali ed essere condannati senza appello, anzi con il plauso del gregge.

Il gregge è il loro modello di società, un gregge controllato da fedeli cani da pastore pronti ad avventarsi su chiunque si distacchi dalla massa. Il gregge deve pascolare laddove il pastore ha deciso che pascoli e deve tornare all’ovile quando il pastore ha deciso che debba tornarci.

Un amico ha, recentemente, ricordato un pensiero di Ezra Pound «Mantieni forti i vecchi sogni, perché queto nostro mondo non perda coraggio»[2], certo non è facile mantenere forti i propri sogni, essere saldi nelle proprie convinzioni, non cedere all’ignavia, non appiattirsi al mercato delle idee facili, essere coerenti, non scendere a patti con un pressapochismo ideologico a buon mercato perché chi lo fa è un uomo a rischio, accusato dagli stolti vacui di essere duro e puro e dai guardiani di regime di essere un pericoloso sovversivo. Questi due estremi, in tempo di distopia culturale, si incontrano e lanciano gli stessi strali, sebbene, apparentemente, con motivazioni diverse.

Non è difficile essere uomini, lo stanno semplicemente rendendo impossibile.


[1] Alighieri, Dante, Divina Commedia, Purgatorio, canto l

[2] Pound, Ezra, A lume spento

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