LA STRATEGIA DEL RAGNO, TEMA DEL FINTO EROE

Riceviamo e volentieri pubblichiamo


«Io ne ho viste cose che voi umani non potreste immaginarvi: navi da combattimento in fiamme al largo dei bastioni di Orione, e ho visto i raggi ß balenare nel buio vicino alle porte di Tannhäuser. E tutti quei momenti andranno perduti nel tempo, come lacrime nella pioggia[1]

Una splendida introduzione ad effetto è sempre utile per scendere nella pochezza, è un viatico emotivo che permette di affrontare la miseria umana; solo così posso spiegare la scelta di questo meraviglioso incipit mentre, placidamente assorto nella contemplazione di un uggioso cielo tardo-primaverile, indugio, solo per qualche brevissimo istante, sulla caducità della fortuna umana, su come, nel volgere di qualche mese, qualsivoglia uomo possa passare dall’essere l’eroe di una comunità, al ruolo di buffone di corte…non si dia di ciò la colpa al destino cinico e baro perché, nel caso che analizzerò, tutto è racchiuso nell’assenza, più precisamente, nell’assenza di essenza.

CRONACA DI UNA MORTE POLITICA ANNUNCIATA

Nell’ormai lontano AD 2018 in molti si erano illusi che, nello smorto panorama politico italiano, qualcosa potesse iniziare a cambiare e così, spinti da questa, forse, irragionevole ma nobile speranza, si sono affidati a coloro che pensavano potessero incarnare tale agognato cambiamento.

Tanta era la fiducia che riponevano in quegli uomini nuovi della Provvidenza che si sono rivolti a loro quasi ciecamente, senza neppure aver cura di andare a leggere i programmi elettorali, né hanno dato importanza all’inesistente linea politica di quel partito che li schierava nei propri ranghi: hanno confidato solo negli uomini, affidandosi esclusivamente alle loro promesse, a quello che avevano scritto e detto, alla loro capacità di comunicazione e affabulazione, insomma ad un discreto successo di “critica e di pubblico”. Ma, il successo è effimero e dovuto a tanti fattori, così, in questa epoca segnata dall’assenza totale di personalità carismatiche, è stato semplice, per alcuni,  imbonire, entusiasmare, aggregare intorno al quasi niente, intorno ad una chimerica idea, grazie all’egocentrismo, alla propria ironia tagliente al limite dell’insultante, ad un’assenza totale di empatia travestita da scintillante “io so’ io e voi non siete un cazzo”, salvo poi mostrare, chiaramente e repentinamente, che la realtà era diversa ed assomigliava molto di più ad un prosaico, quanto spietato “voi siete voi ed io non posso essere un cazzo”.

Coloro che avevano bisogno di un leader, pensavano di averlo trovato e, più in generale, c’era l’idea di aver trovato un modo per arrivare, finalmente, ad un punto di reale rottura che avrebbe portato alla vittoria sull’euro, all’uscita dalla gabbia europea, all’abbandono di Bruxelles… sì, queste erano le parole chiave della loro scesa in campo; la storia ha mostrato chiaramente che, che, prevedibilmente, nulla era vero, che tutto era anzi pretestuoso, che gli slogan sono belli ma sua maestà il liberalismo non ha nulla a che fare con la politica essendo la sua negazione.

La storia ha mostrato altresì che la bolla è menzognera e crea artificiali comunità di fasulla condivisione, falsate da più banali finalità, che il virtuale è assoluta finzione e che, al contrario, l’autoconvinzione e la voglia di credere sono strumenti potentissimi. E, quei seguaci, hanno finito per essere tante donne Elvira che, nonostante il Catalogo di Leporello, hanno continuato a cercare di poter farsi sposare da Don Giovanni, convinte che con loro sarebbe stato diverso.

No, questa non è affatto la famigerata sindrome dell’amante tradita, la situazione, al contrario,  deve essere completamente ribaltata per essere compresa: è piuttosto la meschinità di un uomo (o più uomini), che, troppo sicuro delle proprie capacità e spinto da un invincibile bisogno di riscatto personale e sociale, non è stato in grado di ammettere la propria debolezza, di sostenere il peso delle proprie responsabilità di fronte a coloro dai quali si era fatto scegliere per incarnare quell’idea, sottovalutando la totale noncuranza del suo partito verso le idee. Colui che si mostrava come generale, aveva invece l’attitudine dimessa del soldato semplice. Accade.

Lo sventurato (o gli sventurati) non fu scelto da quel partito per ciò che pensava, scriveva e diceva, che, come è noto, le scimmie antropomorfe non sono in grado di comprendere linguaggi troppo evoluti, ma, esclusivamente perché rappresentava un interessante serbatoio di voti ed il suo annuale talk-show avrebbe potuto certamente rappresentare una buona occasione per ammantarsi di un po’ cultura, la grande assente in una organizzazione partitica di semplici, ignoranti cacciavitari di provincia.

Questa è la misera realtà dei fatti, ed è chiaro allora che svegliarsi dal sogno sia stato alquanto doloroso per l’ego (altri erano maggiormente abituati a non essere niente) ma, laddove un altro avrebbe mestamente chiesto scusa, mortificandosi e si sarebbe messo da una parte, il nostro eroe fittizio cambia repentinamente strategia e decide di giocare fino in fondo il ruolo del signor nessuno che gli era stato assegnato, in totale sottomissione e referenza e, certamente per cercare di riscattarsi delle angherie subite dal padrone,  diventa sempre più spietato con quei seguaci che osano sollevare delle critiche.

Certo non è facile essere nella sua posizione, l’autostima deve soffrire non poco e qualche misero beneficio sbandierato non può riuscire a compensare la totale perdita di dignità ma è proprio raggiunto il fondo che il nostro “stratega”, con un potente colpo di reni e sprezzo per la vergogna, cerca disperatamente di rovesciare totalmente la situazione, rinnegando tutto, compreso se stesso e le proprie idee, diventando lui stesso l’amante tradita, a colpi di infantili, quanto grotteschi, “specchio riflesso buttati nel cesso” …

LA PARABOLA DISCENDENTE DI UN POLITICANTE RIDICOLO (ma va bene anche al plurale)

Ormai, passati alcuni anni e tante emergenze, sembra che ognuno abbia accettato il proprio ruolo, l’eclettico imbonitore ubbidisce, a capo chino, ai diktat decisi altrove, in stanze a cui non ha accesso, prono a qualsiasi richiesta, fosse anche preparare le salsicce alla kermesse del partito; i suoi accoliti, invece, si sono divisi: da un lato i “seguaci a tutti i costi”, quelli che, come in preda ad un’allucinazione da sostanze psicotrope, continuano a difenderlo strenuamente ed incondizionatamente, quasi fossero totalmente inconsci della trasformazione subita, ancora adoratori di un simulacro dietro cui, ormai, si celano solo deferenza e nulla mischiato col niente, dall’altro i molti che, finiti i fasti iniziali che li avevano fatti sentire parte di qualcosa, ora non perdono una sola occasione per insultare e deridere, tanti Mimì metallurgici feriti nell’onore che puntano il dito della loro purezza contro l’empio. C’è però un terzo gruppo, formato da poche anime, coloro che, meno insipientemente, hanno scelto di allontanarsi: sono gli indifferenti che hanno, sornionamente, seguito, da lontano, la parabola discendente, che hanno capito, prima degli altri, cosa stesse accadendo e, semplicemente, si sono allontanati senza clamore, percorrendo la propria strada senza eccessi di rabbia, senza inutili travasi di bile, restando sempre estremamente lucidi, senza presunzione di purezza.

Poi, poi ci sono io.

Io, che ho sempre osservato tutto quel rutilante piccolo mondo festante da lontano, e con naturale distacco, io che ora guardo le macerie di quel che resta di un’espressione onirica e mi interrogo sulla meschinità dell’essere umano, sul fanatismo d’appartenenza, sul bisogno di riscatto, sulla fede cieca, sul potere assoluto dell’autoconvincimento e sulla disillusione mentre, assorto e pensoso, scruto il mutare del cielo primaverile e, pigramente, verso il latte al gatto.

Togliersi un minuscolo sassolino dalla scarpa, è solo un ottimo modo per continuare a camminare serenamente… nessuno si illuda, dei sassolini è difficile pensare che si possa avere nostalgia.

Sfuma una musica di sottofondo a commento:

«Salvarsela con un Martini
Salvarsela con i cretini
Salvarla quando gira il vento
Giurare il falso incrociando le dita
Però salvarsela la vita

[…]

Salvarla con vigliaccheria
Tradire tutti facendo la spia
Però salvarla perché mia»[2]


[1] Se siete così ignoranti da non conoscere questa citazione, non meritate nessuna facilitazione, cercatevela in Google.

[2] Come sopra.

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Anacleto
Anacleto
11 mesi fa

inconcludente!

lo
ciao
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