La grande illusione o dei paradisi artificiali

La battaglia del nostro tempo non sarà di sicuro la lotta di classe, quella è appartenuta all’altro tempo, un tempo che nessuno di noi ha vissuto, un tempo che abbiamo solo studiato.
Noi apparteniamo, purtroppo e non per fortuna, ad un altro momento storico, ad un’altra fase: quella dell’ “ipermondializzazione capitalista”, fase suprema, e forse l’inizio della sua parabola discendente, del neoliberalismo. Fase destinata ad aprire altre lotte possibili.
Le élite economiche, sovranazionali, detengono mezzi di comunicazione e sociali di massa, quindi, non solo il totale controllo economico, ma anche, e soprattutto, quello, appunto, sociale. Questa operazione, partita da lontano e progettata nei minimi particolari, si esplicita, principalmente, in due diverse forme che agiscono in perfetta sinergia: rinchiudere la discussione politica all’interno del virtuale e creare, al contempo, la scesa in piazza, di sana pianta, per circoscrivere il malcontento, addirittura, cosa che dovrebbe far riflettere, verso l’opposizione; un doppio contenitore.
Le menti più lucide, quelle dei più esperti, chiuse ed impantanate nel virtuale a disquisire di politica, diritti ed economia; quelle dei più giovani e non politicizzate, nelle piazze a protestare contro il nulla.
Il virtuale è un’arma a doppio taglio, è vero che produce discussione e scambio ma, allo stesso tempo, crea monadi e, soprattutto, con l’anonimato, fa si che le entità non si conoscano realmente se non di rado.
Come si può confrontarsi seriamente con profili senza nome o senza foto, esseri anonimi che, per la maggior parte si limitano a ripetere, a mettere cuori, faccine o una riga insignificante di risposta al pensiero di altri?
Questa sarebbe discussione?
Chiusi in chat per ore, a discutere, magari senza sapere con chi si ha a che fare veramente…
Ora io rispetto, profondamente, coloro che correrebbero rischi reali esponendosi in prima persona, ma gli altri?
Foto di attori o di personaggi famosi, foto prese in rete, animali, fiori, piante, città, mani, occhi, bocche, quadri d’autore… Ma si può comunicare con questa virtualità assoluta? Diventa la saga del ridicolo. Metteteci la faccia!!!
Che poi, ho notato che, coloro che devono veramente proteggersi e coloro che si espongono, sono tra i pochi a dire cose realmente interessanti, gli altri sono, spesso, inutili comparse che potrebbero, per l’assoluta banalità di ciò che esprimono, mettere nome, cognome ed indirizzo, oltre che la faccia, e dormire sonni tranquilli perché non rischierebbero nulla condividendo le loro “idee”.
Il dibattito sul contenitore virtuale, che incanala e, al tempo stesso, conchiude la discussione, sarebbe molto più ampio e da approfondire, chiaramente, ma al momento mi interessava semplicemente mostrare che usare ed essere usati è la doppia faccia di quel gran calderone dove ci si confronta con tanto ardore.
Quanto ai pesci in scatoletta, che stanno riempiendo le piazze, il discorso è più complesso.
Certo l’esperimento non è nuovo perché era già stato fatto con il Movimento 5 Stelle, movimento creato a tavolino proprio come contenitore di malcontento. Ormai tale movimento ha esaurito la sua ragion d’essere e la sua spinta propulsiva, ecco perché è stato necessario pensare qualcosa di nuovo.
Cosa sono le Sardine, nome idiota come lo è la sua vacua natura? Parafrasando un modo di dire siciliano, li definirei il nulla mischiato col niente.
Anche questo nuovo movimento, esattamente come i 5 Stelle, ha teste pensanti che lo hanno voluto e servi sciocchi che si sono impegnati a realizzarlo e dargli vita; come l’altro contenitore, ha aggregato intorno a sé quelle persone che pensano che scendere in piazza per niente sia meglio di niente; come la trappola di Casaleggio & Co, anche questa, guarda caso, è rivolta a quella fascia d’età che va dai 20 ai 30/35 anni. Perché proprio questa scelta? Perché questa fascia di età ormai non era più assorbibile da mezzi di comunicazione sociale quali, per esempio, Facebook o Twitter: a questa fascia di età è stata tolta la parola progressivamente, facendoli passare su mezzi di comunicazioni diversi come Instagram per esempio o altri, della stessa tipologia, in cui le parole non sono più necessarie, bastano le immagini.
La parola è pericolosa ed andava abolita ed infatti, i loro creatori, rivendicano non solo l’inquietante diritto di non ascoltare ma, conseguentemente, in quanto pesci, quello di non potersi esprimere: i pesci non hanno l’uso del verbo e quindi non sono in condizioni di proferir giudizi su questioni importanti…
Nulla avviene per caso.
Rubo, per descriverli, una bellissima immagine, ad Enzo Pennetta che l’ha utilizzata in un suo intervento; leggetela tutta, ciarlatani che giocate a capeggiare ed imbrigliare menti, servendovi del nulla delle vostre vuote argomentazioni, qui si parla di voi:
“E io ch’avea d’error la testa cinta,
dissi: «Maestro, che è quel ch’i’ odo?
e che gent’è che par nel duol sì vinta?».
Ed elli a me: «Questo misero modo
tegnon l’anime triste di coloro
che visser sanza ’nfamia e sanza lodo.
Mischiate sono a quel cattivo coro
de li angeli che non furon ribelli
né fur fedeli a Dio, ma per sé fuoro.
Caccianli i ciel per non esser men belli,
né lo profondo inferno li riceve,
ch’alcuna gloria i rei avrebber d’elli».
E io: «Maestro, che è tanto greve
a lor, che lamentar li fa sì forte?».
Rispuose: «Dicerolti molto breve.
Questi non hanno speranza di morte
e la lor cieca vita è tanto bassa,
che ’nvidiosi son d’ogne altra sorte.
Fama di loro il mondo esser non lassa;
misericordia e giustizia li sdegna:
non ragioniam di lor, ma guarda e passa».
E io, che riguardai, vidi una ’nsegna
che girando correva tanto ratta,
che d’ogne posa mi parea indegna;
e dietro le venìa sì lunga tratta
di gente, ch’i’ non averei creduto
che morte tanta n’avesse disfatta.
Poscia ch’io v’ebbi alcun riconosciuto,
vidi e conobbi l’ombra di colui
che fece per viltade il gran rifiuto.
Incontanente intesi e certo fui
che questa era la setta d’i cattivi,
a Dio spiacenti e a’ nemici sui.
Questi sciaurati, che mai non fur vivi,
erano ignudi e stimolati molto
da mosconi e da vespe ch’eran ivi.
Elle rigavan lor di sangue il volto,
che, mischiato di lagrime, a’ lor piedi
da fastidiosi vermi era ricolto.”
D. Alighieri, Divina Commedia, Inferno, canto lll

Questa immagine, da sola, vale mille parole.
Non posso che chiosare con il solito commento: Se una cosa non serve a niente, allora, serve a qualcos’altro.
cit. da Il Pedante

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