Il generale nel suo labirinto

L’epilogo della politica

Chi ha vissuto gli anni della prima repubblica sa che cosa significa il dualismo maggioranza/opposizione: la maggioranza incarnava il deep state, ovvero quell’insieme di poteri economico-giuridici che dettavano l’agenda politica, mentre l’opposizione aveva, come si può facilmente evincere dal significante, all’epoca ancora legato al significato, il ruolo di contrastarla.

L’opposizione mai, nella storia della prima repubblica, è stata un’alleata di governo, sarebbe stato un inutile ossimoro, si sarebbe chiamato governo di larghe intese. Le parole sono importanti.

L’opposizione è, lapalissianamente, la minoranza, ciò non vuol dire che non abbia ampi margini d’azione e non debba opporsi usando tutti gli strumenti a sua disposizione. Si chiama dualismo ed è la regola alla base del concetto stesso di democrazia. Questo per far chiarezza sul significato politico dei termini che si usano e per definire i diversi ambiti d’azione, liberandoli da opportunismi insensati.

Nella prima repubblica esistevano altre figure non meno rilevanti: due grandi gate-keeper, filtri usati per bloccare la reazione popolare, il PCI ed i sindacati che, in armonica coesione e con una comunità d’intenti, hanno sempre agito per cercare di portare avanti questa loro funzione al meglio e La Massoneria. Sulla funzione di queste due entità, nell’analisi degli accadimenti di quel periodo storico, si è ampiamente dibattuto ed il loro portato politico è stato largamente esaminato, faccio solo rilevare il valore simbolico di spartiacque di due anni precisi: il 1982, con la morte di Calvi, quella di Pio La Torre e del generale Dalla Chiesa, ed il 1991 con la dissoluzione del PCI, ormai, evidentemente inutile, che diventa, finalmente assecondando la sua vera natura e rinunciando ad opportunistiche valenze, PDS.

Qualcosa è, evidentemente, andato storto

Chi è nato dopo gli anni novanta, lungi dall’aver assistito alla Fine della storia in senso hegeliano o nel senso apologetico di Fukuyama, ha assistito alla fine di un concetto chiamato “democrazia”.

Il popolo non esiste più, e non ha più alcun potere decisionale, la sovranità nazionale è sepolta ed anche la Costituzione non se la passa tanto bene… Benvenuti nell’era dell’Unione Europea, nell’era del vincolo esterno e della pantomima politica ovvero della falsa opposizione o dell’opposizione farsa, ma anche, allo stesso tempo, tragedia.

La fine della prima repubblica segna dunque l’inizio di un decadimento politico profondo a cui abbiamo assistito senza dar segni di reazione, il sonno della ragione ha, evidentemente, fatto proliferare mostri latenti.

È chiaro come il sole che la sovranità non spetta al popolo perché non può scegliere, o meglio, qualsiasi scelta compia non sarà determinante dal momento che opposizione e maggioranza, non solo sono intercambiabili ma, addirittura, conniventi.

La sovranità nazionale, a sua volta, è stata abolita ed ogni scelta, politica e legislativa, demandata all’Unione Europea che l’esercita, de facto e de jure, attraverso trattati, direttive ed altri simpatici lacciuoli.

La carta costituzionale è, ormai, un inutile reperto del passato, tanto che è diventata modificabile da qualsivoglia straccione si arroghi il diritto di farlo, oltretutto, come accaduto di recente, con l’avallo dell’opposizione, ah meraviglia delle meraviglie!

Apro una parentesi esplicativa che illustra facilmente sia il concetto di gioco delle parti che quello di gate-keeping: la diminuzione del numero dei parlamentari ed il conseguente, ulteriore, restringimento della democrazia tout court. Ci provò Renzi, gli andò male perché qualcuno, per guadagnare consensi, in vista delle successive elezioni, gli sbarrò la strada; questi ultimi, cavalcando tematiche sentimentalmente popolari come sovranità, securitarismo e la fortissima spinta anti immigrazione, arrivarono, nelle successive elezioni, a quadruplicare i loro voti, ma il loro Programma Elettorale conteneva una splendida sorpresa, che pochi hanno notato, ovvero la riduzione del numero dei parlamentari, proprio quanto avevano precedentemente avversato. Ovvero qualsiasi forza politica fosse andata al governo, questa decisione, che proveniva direttamente dalla UE, sarebbe stata realizzata perché, magicamente, era in tutti i programmi elettorali delle maggiori forze politiche: non solo Il M5S e, naturalmente, il PD ma anche centro destra. Ulteriore prova il balletto di governo a cui abbiamo assistito tra il 2018 ed il 2019: governo Centrodestra e M5S, la Lega lo fa cadere, il M5S fa un governo con il PD, il Centrodestra va all’opposizione ma vota, per le questioni fondamentali, insieme al governo stesso in una perfetta intercambiabilità. Come dite, non abbiamo parlato del MES? Scusate, parliamo qui di questioni fondamentali che hanno un impatto reale sulla vita dei cittadini non di esercizi di distrazione, altrimenti avrei parlato anche di calcio o dell’elezione di Miss Italia che mi paiono più determinanti.

Giusto un inciso: quando un popolo è privato della libertà di parola, d’azione, di scelta, di movimento, del diritto alle cure e all’istruzione, quanto conta il MES?

Se poi analizziamo i governi locali, ciò è ancora più evidente. Non esiste alcuna discordanza tangibile o degna di nota, che evidenzi l’attuazione di politiche diverse in regioni governate dal centro sinistra o dal centrodestra, un’uniformità emersa ancora più chiaramente in questo ultimo anno con l’emergenza Covid che ha evidenziato, contro ogni ragionevole dubbio, che il panorama politico attuale è diviso in deep state e gate-keeper, traducendo, com’è giusto che sia, in portatori di interessi delle élite e contenitori che blocchino il malcontento popolare.

Finita l’alternanza o anche la sola possibilità di realizzarla, finito il dualismo politico, finita la democrazia, finita la politica come arte della scelta, siamo entrati nell’era dell’anti politica, della dittatura tecno-sanitaria esercitata mediante uniforme consenso-assenso, in cui le elezioni diventano solo una patetica messa in scena finalizzata al dare ancora una parvenza di legittimità ad una classe politica ormai priva di ogni valenza reale, delegittimata e senza dignità, prona a ratificare qualsiasi nefandezza. Ma ancora hanno l’ardire di parlare di economicismo e di MES.

Sipario

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