Dall’infodemia alla vaccinazione dell’informazione.

Infodemia è una parola nuova.
È stata coniata nell’anno del Signore 2020, quest’anno, dall’Organizzazione Mondiale della Sanità per indicare (cito la Treccani):

Circolazione di una quantità eccessiva di informazioni, talvolta non vagliate con accuratezza, che rendono difficile orientarsi su un determinato argomento per la difficoltà di individuare fonti affidabili.

Per dare un succulento antipasto del perché sia stata creata questa parola, sempre dalla stessa pagina, riporto alcuni commenti:

[…]Non è così, ovviamente: perché la lotta al coronavirus è una lotta globale, dove i saperi si scambiano e il piccolo passo di ciascuno serve alla battaglia del mondo contro il Grande Nemico scaturito dal ventre di un pipistrello o di un serpente, o dai laboratori segreti di una delle tante Spectre che si aggirano per il mondo, dalle lobby del farmaco alla CIA di Trump. E che gli idioti da tastiera rilanciano in diretta: anche da qua, dall’Italia. Perché è questa «infodemia» il vero virus globale, quello per cui nessun vaccino arriverà mai.
Luca Fazzo, Giornale.it, 3 febbraio 2020, Cronache

Con il neologismo infodemia l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) ha voluto, in questi giorni in cui la paura del Coronavirus impazza, sottolineare che forse il maggiore pericolo della società globale nell’era dei social media è la deformazione della realtà nel rimbombo degli echi e dei commenti della comunità globale su fatti reali o spesso inventati.
Leonardo Becchetti, Avvenire.it, 5 febbraio 2020, Opinioni

Nota della Treccani:
Dall’ingl. infodemic, a sua volta composto dai s. info(rmation) (‘informazione’) ed (epi)demic (‘epidemia’). Secondo quanto documentato da Licia Corbolante nel suo blog Terminologia etc. (link), in inglese infodemic è una parola d’autore, coniata da David J. Rothkopf, il quale ne ha trattato in un articolo comparso nel quotidiano «Washington Post», When the Buzz Bites Back (11 maggio 2003). Infodemic ricorre nei documenti ufficiali dell’Organizzazione mondiale della Sanità.

Censura

L’uso di questa parola, in diversi articoli scritti in questi mesi, mi ha colpito molto:

  • nel metodo: perché un nuovo termine “medicale” è stato accostato a questioni sociali;
  • nel merito: perché è stata coniata per criticare la mole di informazioni discusse durante questi mesi di emergenza, il che mi ha fatto pensare fosse il prodromo della censura in arrivo.

E la censura non si è fatta attendere.

Prima, precisamente qualche settimana addietro, si è scagliata sul canale Youtube ByoBlu, in quel caso rimuovendone qualche video; in queste ore invece, con maggior forza, si è abbattuta sulla radio che, forse più di tutti, aveva lavorato per una informazione alternativa, alla narrazione ufficiale dei media, sul Coronavirus: Radio Radio¹.

Il suo canale YouTube è stato cancellato!

Le parole contano

Come il bisturi rappresenta il chirurgo, o la zappa rappresenta, nell’immaginario collettivo, il lavoratore della terra, è la censura lo strumento che meglio raffigura un regime dispotico.

Nella medicalizzazione della società, fatta anche attraverso l’uso di nuove parole che possano descrivere abitudini sociali attraverso questioni sanitarie, si nasconde una forma di governo (pericolosamente dispotica) che usa politiche sanitarie per ottenere risultati socio-economici sulla popolazione di una nazione.

«C’è un’infodemia nella nostra Nazione.» grida il despota di turno al popolo connesso per ascoltare la sua diretta Facebook, «Abbiamo già il vaccino che può prevenirla, è la censura!» risponde il lesperto riccamente stipendiato… e tutti i social-spettatori accolgono la salvifica pozione tra scroscianti applausi!

E questo accade perché, citando il grande Troisi:

– Quando c’è l’amore c’è tutto.
– No, chell’ è ‘a salute!

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[…] successo a Radio Radio, a CasaPound, a ByoBlu, addirittura al Presidente degli Stati Uniti […]

lo
ciao
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