Covid e post-globalizzazione

La forma che il sistema-mondo ha assunto, negli ultimi decenni, è stata caratterizzata dalla libera circolazione di capitali e merci, da un’estrema frammentazione delle filiere produttive e delle catene di merci (tali che luogo o paese del mondo dipenda da altri perla propria sopravvivenza fisica ed economica), da una divisione internazionale del lavoro, nonché da un’economia dalla forte impronta finanziaria, dominata da imprese transnazionali. Dal punto di vista politico è stata contraddistinta dalla presenza di organismi regolatori con forti poteri coercitivi de facto, se non de jure (FMI, WTO, varie agenzie dell’ONU, l’Unione Europea), dall’egemonia Statunitense sul sistema-mondo, sul piano economico, “culturale” e militare (egemonia in progressiva attenuazione, data l’emergenza di potenze regionali, fino ad arrivare alla quasi-multipolarità odierna).

Tale sistema era basato su un’economia dalla forte impronta finanziaria (anche la manifattura, de facto era divenuta un’impresa finanziaria), dominata da grandi imprese transnazionali , in genere, con sede legale in paesi a fiscalità agevolata; basata su una divisione internazionale del lavoro assai accentuata; su una frammentazione delle filiere produttive (anglorfonicamente dette: “International suppy chains) ed un’interconnessione estrema delle catene di merci, tale che ogni luogo del globo dipendesse da altri per la propria sopravvivenza fisica ed economica.

La pandemia di Covid 19 ha cambiato in maniera drammatica questo schema, che è crollato nell’arco di poche settimane. Il villaggio globale si è contratto alle dimensioni di villaggio locale, il “mondo senza frontiere” ha dovuto erigere nuove frontiere, molto più serrate e molto più impermeabili per far fronte all’emergenza.

Il sistema dominato dalla “mano invisibile del mercato” si è rilevato quanto mai inadatto ad affrontare un evento di questo tipo; la globalizzazione ha dimostrato di essere un’arma a doppio taglio: in questa situazione, anche i paesi ricchi si sono trovati sprovvisti di mezzi e prodotti per affrontare l’epidemia (si pensi alla carenza di articoli semplici come mascherine e disinfettanti).

Per fronteggiare l’inevitabile crisi che verrà, sarà necessario cambiare profondamente i presupposti sui quali è stato costruito il sistema e dare luogo a qualcosa che era considerato impensabile: smantellare la globalizzazione ed iniziare un’opera di ricostruzione nella quale gli stati nazione e la “mano pubblica” dovranno essere, loro malgrado e giocoforza, protagonisti.

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