Il progressista

Un ragazzino ha iniziato da poco tempo a praticare il suo sport preferito e il padre, rivolgendosi all’istruttore, chiede cosa ne pensa del figlio, sentendosi rispondere: «Bene! Fa progressi!».

Ora proviamo ad immaginare invece un dialogo, in questura, tra due commissari, riferito ad un criminale tenuto sotto controllo, in cui emerge questa affermazione: «Nel suo mondo sta facendo progressi, è passato dagli scippi alle rapine». Il progredire si riferisce ad un fenomeno, ad un percorso che ha un inizio e per(pro) gradi tende ad un accrescimento; per ogni grado, in ogni fase, il fenomeno acquista determinate caratteristiche oppure aumenta il potenziale delle capacità iniziali. Ho usato i due esempi per evidenziare l’assoluta neutralità di questo meccanismo; ciò che qualifica il progredire è l’effetto del progresso ma, soprattutto, l’ambito in cui avviene il progresso.

A questo punto mi chiedo cosa significhi esattamente il progressismo e definirsi progressista.

Da quando siamo in grado di leggere la storia dell’essere umano si è fatto sempre l’errore di attribuire il termine progresso SOLO alla capacità di usare e di modellare la materia a proprio vantaggio, insomma solo da un punto di vista tecnologico e scientifico, cioè gli unici ambiti in cui il progredire è evidente e innegabile; ma possiamo definire gli inventori e i pionieri, di tutte le epoche, “progressisti”? O meglio, usavano le loro capacità al massimo perché coltivavano un’ideale progressista? La verità è che erano spinti dalla passione nel loro ambito di ricerca e il fatto stesso di accrescere la loro conoscenza e progredire, era l’effetto della loro passione e la loro passione aumentava con il progresso dei loro studi e delle loro ricerche.

Negli esseri umani c’è un impulso biologico originario e misterioso che li porta a cercare un accrescimento vitale, c’è la sensazione di una spinta iniziale verso una direzione sconosciuta che va seguita grado dopo grado e questo fenomeno lo chiamiamo progresso, si tratta però di una forza inconscia che, ad un certo punto, l’umanità ha riconosciuto rendendola conscia ed attribuendole una definizione; ha razionalizzato una pulsione biologica che non è nient’altro che lo scopo della vita, l’evoluzione. Non può esserci evoluzione se non c’è progresso e non può esserci progresso se non si sperimenta, se non si comprende e se non si supera ogni livello evolutivo.

C’è un film del 1981 che si intitola “La guerra del fuoco”, di Jean-Jacques Annaud, che si ispira ad un romanzo e narra l’epopea di alcuni cavernicoli alle prese con quell’elemento fondamentale per la vita, appunto il fuoco; in questo film viene resa l’idea del progresso e cioè di come un elemento naturale viene gestito e utilizzato accrescendone le potenzialità, ora facciamo un altro esercizio di immaginazione: ve li vedete questi cavernicoli mentre urlano versi che suonerebbero come “groorrgrarrgrorr” che tradotto sarebbe “il fuoco è progresso! Noi siamo progressisti!”, capite da soli che sarebbe ridicolo ma il dettaglio basilare è che NON ESISTEVA UN IDEALE PROGRESSISTA eppure l’essere umano ha fatto dei progressi incredibili nell’utilizzare il fuoco. Rimane il fatto che a un certo punto gli uomini, prendendo atto della loro capacità spontanea di progredire ed evolvere, l’hanno STRUMENTALIZZATA, e sappiamo tutti che uno strumento lo usa chi lo possiede e chi lo possiede lo usa per il proprio vantaggio; l’evoluzione, che avviene per gradi ed è una funzione biologica, si è trasformata in un fenomeno da controllare e gestire ma, soprattutto, da DIREZIONARE ed implementare decidendo in QUALI AMBITI debba avvenire.

Escludendo il progresso tecnologico possiamo dire che c’è stato effettivamente un progresso sociale, ovvero un salto evolutivo, con una progressione antropologica? A me sembra che ci ammazziamo ancora come nel passato, che la schiavitù esista ancora, anche se sotto un’altra apparenza, che il dominio di pochi eletti esista ancora e il paradosso è che milioni di persone non pensino neanche lontanamente al concetto di progresso evolutivo, visto che non sanno neppure cosa possa significare.

Se milioni, o forse dovrei dire miliardi di persone, vivono ancora in condizioni disumane e anche chi sta meglio si trova ad un livello di consapevolezza antropologica quasi inesistente mi si deve spiegare a chi si rivolgono questi progressisti quando parlano di progresso e la risposta è UNA SOLA: a se stessi e al loro tenore di vita socio-economico e culturale.

Non sanno nulla dell’essere umano e non potrebbe essere altrimenti visto che la stessa antropologia sembra abbia abdicato al suo ruolo, non sanno nulla della vita visto che la biologia oggi è solo genetica e nient’altro ma, non si sa bene come, sanno benissimo cosa è meglio e cosa si deve fare per l’umanità e, guarda caso, l’umanità continua ad essere sofferente visto che questo salto evolutivo, questo miglioramento per accrescimento non arriva mai. E, quando lo fai notare, la colpa è sempre degli altri che sono stupidi, sono ignoranti, sono conservatori. Questi personaggi sono consapevoli di ciò che sono e di ciò che hanno, quindi è OVVIO che, in base alla consapevolezza della propria condizione socio-economica-culturale, sappiano su quali meccanismi agire per accrescere e migliorare la LORO vita; ma la loro vita non solo non è la mia e, onestamente, se evolvessero nella loro sfera sociale secondo il loro metro di giudizio non me ne fregherebbe un cazzo, il problema è che il loro concetto di progresso è esclusivo e di nuovo non me ne fregherebbe un cazzo se non PRETENDESSERO che io mi debba allineare subendo direttamente o indirettamente le loro imposizioni.

Non vogliono progredire, o almeno, per queste persone il progresso è migliorare la propria sfera di appartenenza sociale e non sollevare l’umanità dalla miseria morale ed economica in cui si trova, proprio per questo motivo il loro non è un vero progresso evolutivo ma la ricerca di modi con cui soddisfare i loro desideri e sentirsi in sicurezza proprio rispetto a quei cambiamenti, a volte traumatici, che l’evoluzione comporta.

In realtà sono conservatori e del tipo peggiore, SANNO di appartenere a questo sistema sociale e a questo livello evolutivo, di conseguenza NON ACCETTERANNO MAI un vero scatto evolutivo perché altrimenti scomparirebbero così come scomparirebbe il sistema da cui provengono e dal quale traggono vantaggio. Sono crisalidi che non vogliono abbandonare il loro stato e spacciano per progressismo l’uso di ali artificiali per somigliare a delle farfalle.

«Obiettivando la struttura, essa cessa di dominarci, affonda sotto di noi»[1].

«L’umanità geme, semi schiacciata dal peso del progresso compiuto. Non sa con sufficiente chiarezza che il suo avvenire dipende da lei. Spetta a lei vedere prima di tutto se vuole continuare a vivere: spetta a lei domandarsi in seguito se vuole soltanto vivere, o fornire anche lo sforzo affinché si compia, persino sul nostro pianeta refrattario, la funzione essenziale dell’universo, che è una macchina per produrre Dei.»[2].


[1] Max Scheller, in Ascesa e declino della borghesia.

[2] Henri Bergson, in Le due fonti della morale e della religione.

lo
ciao